Carnera Primo
IMMAGINI
La storia di Primo Carnera è una storia difficile da raccontare in tutte le sue sfumature, ma proprio per questo è una storia che merita di essere raccontata. Nato il 25 ottobre del 1906 a Sequals, in Friuli Venezia Giulia, da una famiglia molto povera, nel 1914 è costretto a lasciare gli studi per lavorare, dato che il padre era stato chiamato a combattere la Prima Guerra Mondiale. Carnera a dodici anni ha già la statura di un adulto ed è sempre più difficile per lui trovare vestiti e scarpe. Adolescente emigra in Francia, a Le Mans, dagli zii per lavorare, ma questi ben presto gli organizzano un incontro di pugilato, che perde. Quello che distingue Primo da tutti gli altri è la sua statura: mentre in quell'epoca l'altezza media è di 1.60 m, lui è alto 2.05 m con un peso di 120 kg.
Caratteristiche fisiche
- Altezza: 205 cm
- Peso: 120 Kg
Carriera
Primo Carnera viene notato, nel 1925, dal responsabile di un circo, che fa tappa dove risiedeva, e lo ingaggia. Carnera accetta pensando di poter migliorare il suo stile di vita; inizia così a girare in varie località per tre anni, combatte contro chi accetta la scommessa di batterlo, in cambio di denaro, ma nessuno ci riesce. Egli diventa ben presto un fenomeno da baraccone e gli vengono affibbiati dei soprannomi. Le cose cambiano quando un giorno il circo fa tappa ad Arcachon dove, durante un combattimento, viene visto da Paul Journée, ex campione francese dei pesi massimi. Questi lo osserva e capisce che una struttura e una corporatura come la sua va sfruttata. Carnera inizia ad allenarsi e ben presto raggiunge buoni livelli, così Journée lo presenta al manager Léon See che rimane allibito dalla potente stazza, presto gli organizza degli incontri e gli fa scattare delle foto per i giornalisti. Ciò che stupisce di Carnera è che pur essendo un gigante è comunque buono e ingenuo, tanto che quando fa del male ai suoi avversari si scusa con loro. Carnera è pronto per i veri combattimenti; debutta a Parigi, nel 1928, in una serie di incontri che vince. La stampa, però, non lo elogia, anzi dichiara truccato il match vinto contro Epifanio Islas; in verità il suo manager quando può si assicura la vittoria. Ancora oggi è un mistero su quanti siano gli incontri truccati, ma una cosa è sicura: Carnera non è a conoscenza di come il suo manager gestisce gli incontri. Comunque sono molti i match vinti regolarmente; anche se a Carnera manca la tecnica possiede un pugno eccezionale. Carnera rimane molto deluso da come lo accoglie la sua patria.
Nel 1930 approda negli Stati Uniti: sono gli anni del proibizionismo, della crisi economica e della mafia italo-americana. Quest'ultima, insieme a Léon See, organizzano gli incontri di Carnera, occultando il modo in cui gestiscono i suoi match; ottiene 15 vittorie, 14 per knockout e una per squalifica.
Il gigante buono diventa sempre più popolare, tutto il mondo parla di lui. Nel 1930 combatte contro il favorito spagnolo Pulino Uzcudun, ex campione europeo. Nonostante è costretto ad indossare dei guantoni più piccoli, Carnera tiene duro e vince ai punti. La stampa allora cambia opinione e lo esalta, tutti puntano su di lui. Il gigante totalizza in quell'anno 25 vittorie e una sconfitta. Nel 1932 con 23 vittorie e 2 sconfitte, però, viene a conoscenza del fatto che il suo manager, See, si appropria della maggior parte del suo denaro e che collabora con la mafia. Allora Carnera torna in Italia ed entra a far parte del team di Luigi Soresi, meno esperto dell'altro ma anch'egli abbastanza furbo, che lo riporta negli Usa organizzando dei match valevoli per il titolo mondiale. Nel 1933, però, si verifica un episodio che mette in evidenzia proprio il contrasto tra ciò che è la sua statura, possente, e il suo animo, buono. Nell' incontro contro Ernie Schaaf questi muore a causa di un'emorragia cerebrale procuratagli dai grossi ed energici pugni di Carnera. Anche se in verità non è il suo pugno a distruggerlo, si sentirà per anni colpevole: "Mai potrò dimenticare quanto dolore ho provato..". Egli è afflitto così tanto dai rimorsi che si ritira dalla boxe, non riesce a rassegnarsi, ma grazie all'aiuto degli amici, della famiglia e della madre stessa di Ernie che non lo accusa dell'accaduto, riesce ad uscire da questo brutto periodo e dopo due mesi si allena per conquistare il titolo mondiale di Jack Sharkey.
L'incontro tanto atteso si tiene al Madison Square Garden di New York. E' il 29 giugno del 1933 quando Carnera sale sul ring per affrontare J. S., il pubblico è ansioso, e dopo sei round il gigante mette ko Sharkey: Carnera è il più forte del mondo, il primo campione mondiale dei pesi massimi italiano!! Tutti lo acclamano, tutti parlano di lui.
Egli ora vuole difendere il titolo anche in Italia, ma non gli è permesso perchè è sotto contratto della Madison Square Garden di N.Y.. Interviene la mafia che avverte il buon affare e il 22 ottobre 1933 a Roma il gigante combatte di nuovo contro Paulino Uzcudun. Sono gli anni del fascismo, che rende questo incontro un evento di massa in cui Carnera è solo uno strumento di propaganda. In mezzo alla folla che acclama c'è pure Mussolini; in suo onore Carnera indossa una camicia nera esprimendo la propria vicinanza al fascismo. Il friuliano vince, il pubblico è entusiasta. Il Duce fa di Carnera un modello da imitare; mentre fumetti, manifesti e articoli lo omaggiano come fosse una divinità.
Il prossimo match è contro Max Baer, un americano di 95 kg un po’ più basso del gigante. Nel giugno del 1934, proprio quando deve avvenire l'incontro, viene arrestato il manager di Carnera, ma decide di combattere comunque. E' un match molto combattuto in cui il gigante si fa anche male alla caviglia, ma non molla. Baer colpisce con pugni violenti e in modo ripetuto il gigante, ma questi si rialza sempre, anche quando sembra che sia sfinito, non vuole arrendersi. L'arbitro però all' 11° round capisce la difficoltà di Primo di non poter proseguire e sospende l'incontro: dichiara Max Baer nuovo campione del mondo dei pesi massimi. Carnera vorrebbe la rivincita, ma il suo manager americano Duffy non lo accontenta. Dopo questo match è costretto alla convalescenza per due mesi con la gamba ingessata, nessuno lo va a trovare, solo parenti e amici. Però presto torna a combattere, gira il sudamerica, dove è molto amato. Nel 1935 decide di combattere contro l'americano di colore Joe Louis; è un match bollente, pieno di cori razzisti. Alla fine vince l'americano. Nel 1936 inizia a combattere contro pugili poco conosciuti, ma successivamente è costretto a stare a letto a causa di una trombosi. Vorrebbe ritirarsi definitivamente, ma visti i progressi decide di non fermarsi. Ritorna sul ring ma perde di continuo; intanto il calcio inizia ad essere lo sport più seguito. A Carnera viene diagnosticato il diabete e gli viene tolto un rene, ma in seguito si riprende e nel marzo del 1939 si sposa con Pina Kovacic, da cui ha due figli: Umberto e Giovanna Maria. Dopo la caduta del fascismo, Carnera torna in Italia dove è accusato di aver collaborato con Mussolini, ma con l' aiuto di Leo Picco capiscono che il gigante è stato usato dal Duce. Nel luglio del 1945 riprende gli incontri e vince, ma nel 1946 dopo aver collezionato 70 vittorie per Ko ritorna a fare il lottatore, ma nel wrestler, poiché si rende conto che è l'unico modo per restare sul ring. Ottiene diverse vittorie, diventa imbattibile e riconquista la sua popolarità. Nel 1951 a fare da arbitro al match c'è Max Baer, l'incontro è molto seguito. Nel 1953 la famiglia Carnera ottiene finalmente la cittadinanza italiana. Attraverso i suoi sacrifici Carnera riesce a far studiare i suoi figli che oggi sono dottori. Nel febbraio del 1957 sconfigge un bestione di 228 kg e conquista il titolo di Claims Heavyweight Wrestling Championship.
Dopo il ritiro
Ma le condizioni di salute di Carnera non sono proprio buone così inizia a dedicarsi di più al cinema. Si ammala di cirrosi epatica e quando capisce che i suoi giorni sono contati torna in Italia, a Sequals, a godersi i suoi affetti. Il 29 giugno 1967 muore. Le sue qualità, la sua forza, la sua vita rimarranno per sempre impresse nel mondo della boxe, della storia e anche nelle menti del popolo e ne faranno di lui un mito internazionale.
Frase della figlia di Primo Carnera
"...ci ha trasmesso la dedizione e la cura verso gli altri. Ci ha insegnato che nessuno rimane in cima per sempre e che il vero carattere di una persona si giudica da come affronta la discesa. Era un uomo dolcissimo e tenero. So che il regime fascista lo elesse a icona, ma la verità è che il regime usò mio padre, come usava ogni sportivo di quei tempi. Papà non è mai stato fascista e non apparteneva a nessun partito politico. Adoravo mio padre, ero rapita dal suo coraggio e dalla sua forza, sia fisica sia spirituale. Amava la letteratura classica, l'arte e l'opera. Cercava sempre di migliorarsi e ha voluto fortemente che mio fratello e io studiassimo..." (la figlia)