Scavo Giovanni
IMMAGINI
Una promessa spezzata, quella di Giovanni Scavo. Gianni nasce ad Ascoli Piceno il 9 maggio 1936, ma si trasferisce subito a Velletri dove risiede fin dal 1951 e dove si forma sportivamente tra le ACLI e la scuola 'Cesare Battisti' alla quale regala le vittorie dei Campionati Studenteschi di corsa campestre e della gara dei 1000 metri in pista del 1954.
La carriera
Nel 1955, suo secondo anno di pratica atletica, Gianni dedica per la prima volta la stagione agli 800 ed il tempo di 1’52”5 gli vale il titolo di primatista italiano juniores (quinto risultato italiano di ogni tempo), così come 3’57”4 nei 1.500. I campionati italiani del 1955, che si svolgono presso la gloriosa Arena di Milano, rappresentano un punto di riferimento dell’atletica nazionale. I miglioramenti cronometrici e, soprattutto, il ricambio generazionale, incoraggiano l’aggiornamento a la modernizzazione dei programmi e dei sistemi di preparazione prendendo ad esempio i nuovi metodi già applicati nei paesi atleticamente più evoluti.
In effetti, i nuovi sistemi di allenamento intensivo propugnati e divulgati dal commissario tecnico Giorgio Oberweger e dagli altri istruttori nazionali come Sandro Calvesi, Lauro Bononcini, Mario Lanzi, Giuseppe Russo, nei frequenti raduni di preparazione, consentono alla massa dei neofiti che allora l’atletica reclutava, di compiere passi notevoli verso l’eccellenza nazionale. Tra i molti che ben promettono ci si augura di trovare il fuoriclasse capace di competere anche a livello internazionale. E già in quel primo anno di attività, Gianni Scavo appariva elemento di futuro avvenire. L’attenzione per l’atletica si concentrò quindi nel mezzofondo e Gianni Scavo, all’esordio con la nazionale assoluta, nell’incontro Germania - Italia a Friburgo del 15 ottobre, cerca di tener testa ai più titolati tedeschi Edmund Brenner (1’49”6) a Friedel Stracke (1’50”3), ripetendosi negli 800 sui suoi tempi migliori (1’52”6).
Nel 1956 però, Gianni sospese quasi del tutto i suoi allenamenti dopo accese discussioni con il padre, uomo tutto d’un pezzo, ufficiale palermitano, che volle a tutti i costi che suo figlio per prima cosa avesse pensato a diplomarsi. La scuola era la sua più grande preoccupazione. Si tenga presente che allora non era nemmeno pensabile un avvenire legato al mondo sportivo; si correva per puro spirito dilettantistico.
Gli incentivi infatti, quando possibili, erano legati al filo, spesso tenue, delle disponibilità economiche delle società a cui gli atleti appartenevano; e a questi incentivi non poteva certo aspirare l’aurea mediocrità del mezzofondo italiano di quel periodo. Logico quindi che Gianni abbandoni l’atletica per concentrarsi sullo studio. Sempre nello stesso anno viene assalito da diversi problemi legati alla salute ecco perché in tutta la stagione del 1956, sono pochissime le sue apparizioni su pista. Gianni Scavo si vede solamente in una gara post-raduno il 2 di aprile a Schio dove corre i 400 in 51”7 e il 15 dello stesso mese quando corre gli 800 in 1’55”9. Pressato dai noti problemi di studio Gianni si rivedrà solamente il 21 luglio quando, benché con una condizione approssimativa, riesce a scendere sotto i 4 minuti nei 1.500 metri (3’59”8) e il 25 agosto ancora negli 800 dove non va oltre l’1’55”1. È costretto quindi a fermarsi di nuovo per problemi fisici e consapevole di non poter rientrare in tempo nella giusta condizione, abbandona i sogni olimpici e, libero da impegni di studio, pensa subito alla preparazione della successiva stagione di gare.
Gianni Scavo, comunque, dopo la crisi fisica e morale del 1956, si ripresenta al via della stagione su pista del 1957, in ottime condizioni di forma. A Schio va vicinissimo al record italiano dei 2.000 di Baraldi correndo in 5’23”7, poi batte Giuseppe Fontanella nei 1.500 a Piacenza con un buon 3’54”2 contro 3’55”. Ritorna protagonista principe nella gara degli 800 imponendosi subito ai campionati di società, con il nuovo personale di 1’52”1, poi in settembre, a Bologna, rivince il titolo individuale conquistato due anni prima, correndo la distanza in 1’51”1. Solo il programma orario gli impedisce una probabile vittoria anche nei 400 metri piani; fra le batterie dei 400 e la finale degli 800 intercorrevano infatti solo pochi minuti. Nel corso di quei campionati, permette altresì, con una stupenda ultima frazione, alla A.S. Roma di fregiarsi del titolo della staffetta 4x400. Sempre negli 800 metri e sempre nel 1957, manca per soli due decimi il famoso primato di Mario Lanzi: a Parigi, nel corso del meeting Pierre Bourtain, che si svolge allo stadio Jean Bouin il 21 giugno, corre in 1’49”2 sulla scia del primatista mondiale Roger Moens primo in 1’47”5, e vicino al campione europeo in carica Lajos Szentgali che lo precede in 1’48”9. Ancora sul finire di quell’anno aveva ribadito le sue legittime aspirazioni a migliorare il limite degli 800, il 13 ottobre a Roma. Anche qui Scavo corre in eletta compagnia. Nei primi 500 metri fanno l’andatura Depastas e Reuntsch, Gianni, sempre tra i primi fino a quel momento, ai 600 è relegato in coda al gruppo con Baraldi. Sul rettilineo finale però, l’atleta fa scattare in piedi il pubblico: la sua volata da quattrocentista ‘brucia’ Rawson, soltanto Depastas riuscì a contenere il suo slancio. Primo è il greco in 1’49”2; Scavo è secondo in 1’49”3. La stagione 1957 lo vede lottare sempre nelle prime posizioni.
Alla notturna di Milano, prima dei campionati italiani, Gianni Scavo confermava le sue doti di quattrocentista correndo la distanza prima in 48”6 in batteria, e poi migliorando in finale con 48”3 dietro allo svizzero Renè Weber (47”9) e al francese Jacques Degats (48”2). Il 29 di settembre, a Trieste, negli 800 metri di Italia – Svezia, tiene il passo di Dan Waern, lo svedese che sarà quarto nei 1.500 metri delle olimpiadi di Roma. Per tutta la stagione aveva dato dimostrazione di valere il record italiano degli 800 metri. Un traguardo che nessuno pensa possa sfuggirgli, al più tardi rimandato alla stagione successiva. Veste, naturalmente, più volte la maglia azzurra. Nel 1958 partecipa ai Campionati Europei dove è quarto nella staffetta 4x400 insieme a Nereo Fossati, Mario Fraschini e Renato Panciera. Corse come al solito senza risparmiarsi, recuperando metri e posizioni. Nonostante Gianni vantasse il miglior tempo della stagione, un tempo da finale europea nei 400, le sue sgradevoli oscillazioni nella gara degli 800 metri fecero si che, le scelte tecniche di Lauro Bononcini portassero a schierare Fraschini e Panciera nella gara individuale, riservando Scavo solamente per 1a staffetta, una gara dove i nostri quattro moschettieri sfiorano la medaglia di bronzo correndo in 3’11”1 a soli tre decimi dal primato italiano. Il 1958 non costituì infatti, per Gianni, la prosecuzione che si attendeva logica, della sua attività di ottocentista. Dopo il buon avvio di stagione, con la vittoria di Atene in maggio su Depastas, Gianni non riesce a ripetere le eccelse prestazioni dell’anno precedente. In una sola occasione, il 28 giugno, nella finale dei campionati di società a Firenze, dietro Baraldi (1’49”3), riuscì a scendere sotto l’1’50” (1’49”8). La stagione 1958 lo vede comunque primo nella graduatoria nazionale dei 400 (47”2), secondo negli 800 (1’49”8) e nei 1.000 (2’25”2).
Se nel 1957 dominò negli 800, l’anno seguente è quello della distanza inferiore. Gianni Scavo inizia con un record universitario (47”9) nei campionati CUSI il 4 maggio a Pisa e finisce dominando, il 5 ottobre a Lione (Italia-Francia) in 48”6 su una pista allentata e poco veloce, passando per i campionati italiani di società in giugno, a Firenze, dove Gianni corre in 47”5 (realizzando il quinto tempo stagionale del vecchio continente) perché il suo cuore è grandissimo come la sue classe. A dieci metri dal filo era ancora dietro a Fraschini. Alla fine, invece, una zampata da campione lo porta sul traguardo con una incredibile esplosione di energie ed è sua la vittoria. La sua grande giornata è però nel ‘Meeting’ capitolino dove corre due volte i 400 metri in meno di due ore. Dapprima in batteria dove fa segnare 47”6 con una gara autoritaria e senza risparmio sin sul filo di lana, poi nella finale che lo vede protagonista di una rimonta entusiasmante. Un tempo questo, che lo fa rientrare tra i migliori specialisti europei dell’anno e che impose una revisione di giudizi su Gianni Scavo. Era stato sempre considerato un mezzofondista veloce; un uomo da 800 metri.
Tutta la stagione 1958 era stata invece una smentita continua a questo dettame. Infatti tutte le sue gare di 400 della stagione sono sempre di alto livello, tanto da porre un interrogativo per il suo avvenire. quattrocento o ottocento metri? Giovanni Scavo si esaltava in particolar modo nelle staffette non escluse quelle della 4x100, nelle quali veniva utilizzato per ragioni di squadra, come il 14 settembre 1958, quando fu medaglia di bronzo, in occasione dei campionati assoluti di Roma. Nel 1959 quando era stato già inserito tra i probabili olimpici per le Olimpiadi di Roma dell’anno successivo, dove l’Italia contava particolarmente su di lui in funzione della staffetta del miglio, è a Palermo per gareggiare con le Assicurazioni Generali presso le quali, l’anno prima, aveva ottenuto un posto di ragioniere. Gianni, difatti, non era rimasto a Roma perché non vi aveva trovato una conveniente sistemazione di lavoro nonostante l’interessamento dello stesso presidente della FIDAL, marchese Luigi Ridolfi. Questa volta il padre, trattandosi di Palermo, non aveva ostacolato i suoi programmi. Aveva scelto però una sede scomoda per fare atletica. Non che Palermo fosse, per clima o carattere, ostile a questa attività; ma nella Conca d’Oro non erano molte, per lui, le occasioni per battersi con atleti della sua levatura, e i confronti doveva andarli a cercare in giro per l’Italia, gettando il guanto di sfida su tutte le distanze. La FIDAL l’aveva più volte invitato al nord per offrirgli condizioni d’ambiente più favorevoli. Gianni rifiutò sempre, perché molto affezionato a Palermo e alla sua società che gli aveva dato l’occasione di conciliare in modo soddisfacente, tendendogli la mano in un brutto periodo, la sua professione di ragioniere con l’attività agonistica. Qui trovò, purtroppo, una prematura morte in seguito ad un incidente automobilistico. Stava tornando da Palermo, a Mondello, dove si era recato per prenotare un volo per Milano, dove avrebbe dovuto gareggiare tre giorni dopo in occasione della ‘Pasqua dell’Atleta’ cimentandosi nei 2.000 m; sarebbe stato infatti questo il primo test impegnativo di una stagione che Gianni stesso aveva riconosciuto importantissima, il trampolino di lancio per una grande stagione olimpica che sognava da diverso tempo ormai e che purtroppo non poté mai realizzare a causa di un destino avverso che lo strappò alla vita prematuramente nel pieno della sua avvenente carriera sportiva.
Era il 9 aprile 1959 e stava viaggiando a bordo di una moto.
Fonti bibliografiche
- “Giovanni Scavo, l’Alteta Vosco” di Franco Lazzari
- "Cinquant’anni di Storia Atletica Veliterna (1948-1998)” di Franco Lazzari
- www.giovanniscavovelletri.it