Scarponi Michele

Da Wikisport.
Jump to navigation Jump to search

IMMAGINI

L’Aquila di Filottrano


“Le salite hanno strade strette e conducono là dove la vita è un po’ incredula.”
Gianluca Favetto

La Carriera


Raccontare la vita di Michele Scarponi, un atleta che nella sua carriera ha dato molto e che è stato in grado di lasciare un importante segno nel mondo del ciclismo non è semplice. Sarebbe bello descrivere solamente le sue vittore e perché no anche le sue sconfitte, ma la sua carriera, al contrario di molte altre, si è conclusa con un epilogo non felice, lasciando nella bocca dei suoi tifosi, un riso amaro.
Michele nacque il 25 settembre del 1979 a Jesi, in provincia di Ancona. Fin da bambino manifestò una forte passione per la bicicletta tanto che alla sola età di otto anni venne iscritto dai suoi genitori nella squadra principale della sua zona, “la Pieralisi”. I primi risultati iniziarono ad arrivare nel 1997 quando a soli 17 anni vinse il Campionato Italiano Juniores. L’anno successivo passando tra i dilettanti, ottenne importanti vittorie sia in campo nazionale che internazionale. Nel 2002 debuttò tra i professionisti con la squadra dell’Acqua e Sapone – Catania Tollo, con cui ottenne subito una vittoria di tappa nella “Settimana Ciclistica Lombarda”. Nel 2005 si trasferì in Spagna, alla Liberty Seguros-Würth di Manolo Saiz e, insieme a buona parte della sua squadra, venne coinvolto nell'inchiesta doping della cosiddetta “Operación Puerto”. Dopo aver ammesso alla Procura del CONI i propri legami col medico Eufemiano Fuentes, nel luglio del 2007 venne squalificato per diciotto mesi (fino al 15 novembre 2008) dalla Commissione disciplinare della Federciclismo per violazione dell'articolo 2.2 del codice WADA. Decorsi i termini della squalifica, nel 2009 prese il via alla Tirreno-Adriatico come capitano della Diquigiovanni insieme a Rebellin: arrivò quarto nella cronometro di Macerata e vinse la tappa successiva con arrivo a Camerino, e grazie a questo piazzamento riuscì ad imporsi nella classifica generale precedendo Stefano Garzelli e Andreas Klöden. In maggio si aggiudicò anche le tappe di Mayrhofen e di Benevento al Giro d'Italia, che concluse in 32ª posizione. Nel 2011 si trasferì tra le file della Lampre-ISD, la squadra diretta da Giuseppe Saronni. Quell'anno partecipò al Giro d'Italia: al termine di quella gara riuscì, per la prima volta, a salire sul podio finale della "Corsa rosa", chiudendo al secondo posto alle spalle del vincitore Alberto Contador e davanti a Vincenzo Nibali. In seguito alla squalifica di Contador per positività al clenbuterolo conquistò a tavolino la vittoria finale della "corsa rosa" e la Coppa del 150º anniversario dell'Unità d'Italia. In molte interviste Michele Scarponi dichiarò sempre di non aver mai sentito suo quel Giro d’Italia vinto a tavolino e non in strada, a dimostrazione della sua natura forte e modesta. Per la stagione del 2014 Scarponi lasciò la Lampre-Merida per difendere i colori della formazione kazaka Astana, capitanata da Vincenzo Nibali. A seguito di un infortunio, che costringe Fabio Aru a saltare il Giro d’Italia del 2017, Scarponi viene nominato dal team manager Alexandre Vinokourov, capitano della squadra per la corsa rosa. La mattina del 22 aprile, reduce dalla vittoria nella 1ª tappa del Tour of the Alps appena conclusosi, mentre si stava allenando sulle strade del suo paese, rimane vittima di un incidente stradale investito da un furgone.
Michele non può e non deve essere ricordato semplicemente come un atleta, un ciclista, ma soprattutto come un uomo che ha fatto del suo sogno un lavoro; un uomo che dietro la sua personalità così estroversa nascondeva la volontà di lottare per ottenere risultati, la volontà di trasmettere una passione per uno sport, quale il ciclismo, considerato erroneamente da molti come il semplice pedalare su di una bicicletta; un ragazzo che con il suo sorriso unico comunicava molto più di tante parole.
Anche se non vedremo più correre Michele Scarponi al Giro d’Italia, al Tour de France o semplicemente tra le sue strade di casa, verrà ricordato sempre nella mente e soprattutto nei cuori dei suoi tifosi, come un grande campione. Un campione sportivo non è solamente colui che vince una gara o una medaglia, ma è colui che è in grado di trasmettere emozioni, entusiasmo e soprattutto passione per chi lo guarda.
L’Aquila di Filottrano rimarrà sempre nei nostri cuori mentre percorre quelle strade dove era abitudine incontrarlo col suo sorriso virale. Il sorriso di un uomo che il destino ha deciso di spegnere per fargli percorrere, a soli 37 anni, la sua ultima scalata.

Valentina Merolle

Fonti