Pedersoli Carlo
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Bud Spencer è stato il primo nuotatore italiano a infrangere il muro del minuto nei 100 stile libero (59.5 il 19 set 1950 a Salsomaggiore). Allora era più conosciuto come Carlo Pedersoli, partecipava alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 e di Melbourne nel 1956 con personali sui 100 stile libero intorno ai 58 secondi e giocava a pallanuoto nella Lazio, con cui conquistò lo scudetto nel 1956.
La carriera
Carlo nasce a Napoli il 31 ottobre del 1929, in una famiglia benestante, da Rosa Facchetti, di Chiari, e da Alessandro Pedersoli, napoletano, nel rione di Santa Lucia, come ricorderà più volte, nello stesso palazzo dello scrittore Luciano De Crescenzo con cui nel 1935 iniziò a frequentare le scuole elementari nella sua città, ottenendo buoni risultati.
Dopo essersi diplomato al liceo scientifico con il massimo dei voti, non ancora diciassettenne, si iscrisse al corso di laurea in Chimica presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Giovanissimo è già vincitore di gare di nuoto, ma si dà all'agonismo serio solo a vent'anni, dopo averne vissuto due in Brasile e uno in Argentina con la famiglia.
I primi successi nel nuoto
Pedersoli tornò in Italia verso la fine degli anni quaranta del sec scorso e, dopo essersi tesserato dalla S.S. Lazio Nuoto, si laurea campione italiano di rana (stile inusuale per lui). Verso l'inizio degli anni '50 i successi continuano: si aggiudica nuovamente il titolo italiano, questa volta nelle staffette e soprattutto nei 100 metri stile libero, gara che rimarrà per sempre il suo simbolo. Tale titolo, Carlo lo deterrà fino alla fine della sua carriera, esattamente per sette anni ininterrottamente. Nel 1949 esordì in nazionale e l'anno seguente venne convocato per i campionati europei di Vienna dove nuotò in due finali, quinto nei 100 m e quarto con la staffetta 4×200 m.
Nei cento metri stile libero è entrato nella storia per essere stato il primo italiano a infrangere la barriera del minuto netto: precisamente con il tempo di 59"5 nel 1950 sia a Salsomaggiore in vasca da 25 metri sia a Vienna, primato che avrebbe superato nel 1951 a Genova, con il tempo di 58"9.
Ma le sorprese non sono finite: è stato giocatore di rugby come seconda linea e in gioventù, da dilettante, ha praticato con ottimi risultati anche il pugilato. Nel frattempo ne approfittò per riprendere gli studi e si iscrisse nuovamente all'Università di Roma, trasferendosi al corso di laurea in Giurisprudenza, dando numerosi esami (successivamente, superati i sessant'anni, studiò anche Sociologia "per spronare sua figlia", dando tre esami, tutti con votazione trenta e lode, senza tuttavia mai laurearsi).
Le Olimpiadi
Gareggia per i colori italiani alle Olimpiadi di Helsinki 1952. Dopo i Giochi Olimpici, insieme ad altri promettenti atleti, viene invitato alla Yale University, e trascorre alcuni mesi negli Stati Uniti. Nel 1955 venne convocato ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona come pallanuotista, e in quell'occasione vinse con la nazionale la medaglia d'oro.Un anno dopo, partecipa alle Olimpiadi di Melbourne 1956, ottenendo un buon undicesimo posto.
Nel 1957, ancora trionfatore in vasca, si ritira e decide di partire per il Sudamerica, al fine di trovare un'identità diversa da quella di giovane dell'alta borghesia. Non ama le cose facili e, abbandonati gli agi di Roma – dove si era trasferito durante la guerra – sceglie di fermarsi in Venezuela, lontano da amici e conoscenti, per ripartire da zero. Durante la sua permanenza a Caracas, incontra il figlio di un costruttore italiano che gli propone un lavoro: dirigere i lavori della Panamericana nel pieno dell'Amazzonia. Carlo Pedersoli accetta e, finito con quest'incarico, diviene il responsabile dei ricambi delle case automobilistiche britanniche per diverse nazioni del Sud e nel CentroAmerica. Nel frattempo partecipò con la squadra venezuelana di nuoto a numerose gare nazionali e internazionali.
Nello stesso anno tornò a Roma e partecipò alle Olimpiadi del 1960. Il 25 febbraio 1960 presso la chiesa di San Giovanni a Porta Latina sposò Maria Amato, conosciuta ben quindici anni prima. Il padre della moglie era il produttore cinematografico Giuseppe Amato, ma inizialmente Carlo non sembrò interessato al grande schermo; ciò nonostante firmò un contratto con l'etichetta musicale RCA, scrivendo i testi per noti cantanti italiani, come Ornella Vanoni e Nico Fidenco e anche qualche colonna sonora.
L'anno seguente, nel 1961, nacque Giuseppe, il primo figlio, al quale seguì nel 1962 Cristiana. Nel 1964 il suo contratto con la RCA scadde e il suocero morì. La situazione spinse Pedersoli a cambiare attività, diventando un produttore di documentari per la Rai. Nel 1967 Giuseppe Colizzigli gli offrì un ruolo in un film che accettò dopo qualche esitazione. Pedersoli raccontò infatti di avere inizialmente rifiutato la parte a causa della paga offerta di solo un milione di lire, di fronte alla sua richiesta di 2 milioni di lire dovuta alle quattro cambiali in scadenza.
Anche il colloquio con il regista non andò particolarmente bene: non si faceva ancora crescere la barba e non sapeva andare a cavallo. Nonostante questo il regista non riuscì a trovare nessuno con la sua struttura fisica, pertanto dopo qualche tempo lo richiamò e gli offrì la parte alle condizioni che Pedersoli aveva richiesto. Sul set conobbe il suo compagno di lavoro, un altro giovane attore con al suo attivo varie pellicole ma in ruoli secondari e sconosciuto al grande pubblico, Mario Girotti, il futuro inseparabile compagno, meglio noto come Terence Hill. Il film “Dio perdona... io no!” fu la prima pellicola della coppia, diventata poi nel tempo inossidabile per questo genere di produzioni.
Suddividendo la sua carriera cinematografica per epoche, potremmo dire che la prima fase va dal 1951 al 1959 è stata una manciata di comparsate, utili solo per raggranellare qualche soldo. Poi c'è un breve passaggio, dal 1967 al 1969, durante il quale nasce il Bud Spencer attore che ha l'opportunità di confrontarsi con bravi interpreti (Eli Wallach, Frank Wolff, Lionel Stander, Brock Peters, Kevin McCarthy, Woody Strode), in cui approfondisce la sintonia con Terence Hill (al secolo Mario Girotti) ed acquistare un suo stile recitativo.
Il cinema
Nel 1970 la coppia girò lo spaghetti-western “Lo chiamavano Trinità...”, per la regia di E.B. Clucher (pseudonimo di Enzo Barboni), diventato nel tempo un vero e proprio "classico" del cinema, non solo in Italia: In particolare in Germania riscosse un grandissimo successo. L'anno seguente arrivò la consacrazione definitiva con il seguito del film “...continuavano a chiamarlo Trinità”, sempre con la regia di E.B. Clucher, che riuscì a replicare il successo al botteghino in tutta Europa, elevando Bud e Terence al rango di stelle internazionali.
Dal 1970 al 1978 si dispiega l'aura aetas dell'ex-nuotatore: si conferma punta di diamante della comicità scanzonata in coppia con Hill, buon interprete anche senza il compare e gira i film migliori sotto tutti i profili.
Dal 1979 al 1987 raccoglie i frutti della notorietà precedentemente acquisita, rilassandosi in pellicole di basso livello, spesso in compagnia di colleghi in voga in quel momento.
Nascono così vari lungometraggi con Tomas Milian (“Cane e gatto”) e Jerry Calà (“Bomber”), mentre i sussulti più divertenti sono sempre insieme a Hill (“Nati con la camicia” e “Non c'è due senza quattro”). Dal 1987 al 1996 scompare dai grandi schermi, dopo un progetto abortito relativo a una rielaborazione di Don Chisciotte sempre con la fedele spalla, per dedicarsi alle serie tv; unica eccezione “Botte di Natale” che non ha gradito la critica, di e con Terence Hill. Nascono così alcuni telefilm, come i vari “Big Man” (1987), “Detective Extralarge” (1991, accanto all'ex-Miami Vice Philip Michael Thomas), “Extralarge” (1992) e “Noi siamo angeli” (1996). Dal 1997 in poi si limita a qualche fugace apparizione come in “Fuochi d'artificio” di Pieraccioni o a qualche apparizione all'estero; tutto questo fino alla chiamata per il ruolo del co-protagonista di Ermanno Olmi per il suo ultimo, delicatissimo, “Cantando dietro i paraventi”.
Nel gennaio del 2007 la Federazione Italiana Nuoto (FIN) concesse a Carlo Pedersoli i brevetti di allenatore di nuoto e pallanuoto, iscrivendolo all'Associazione Nazionale Tecnici di nuoto.
Come tutti gli attori non diretti da grandi registi, Bud Spencer ha faticato non poco per ricevere un riconoscimento in Italia, nonostante una carriera che, escludendo le prove di mero sfruttamento della sua vasta popolarità, ha saputo regalare risate e spensieratezza sincera. Finché, per i successi dei film in coppia con Terence Hill (un duo di fama mondiale), riceve il David di Donatello. È il 7 maggio 2010. Nello stesso anno pubblicò la sua biografia ufficiale, intitolata “Altrimenti mi arrabbio: la mia vita”, scritta assieme a Lorenzo De Luca, già sceneggiatore in tre delle sue serie televisive, e curata dal biografo David De Filippi.
Nel 2011 pubblicò la seconda parte della biografia espressamente per il mercato tedesco, scrivendola nuovamente con Lorenzo de Luca. Nel 2014 apparve il suo terzo libro, Mangio ergo sum, in cui mescola filosofia e gastronomia, scritto nuovamente a quattro mani con De Luca, edito da NPE, con prefazione dell'amico Luciano De Crescenzo.
Dietro ogni film di Bud, si cela la placida idea della vittoria del bene sul male, contro ogni verosimiglianza e senza alcuna pretesa di catechesi. Il buonumore batte la malvagità e i pugni battono le pistole.
Una aneddoto: Bud Spencer avrebbe dovuto interpretare Trimalcione in “Fellini – Satyricon” (1969) ma, dovendo mostrare il sedere, rifiutò per pudore. Non aveva ancora interpretato il Bambino di “Lo chiamavano Trinità” e stava dicendo no a un mito della regia. Ma lo fece con quella semplicità che lo ha sempre contraddistinto.
Bud Spencer è morto il 27 giugno 2016 all'età di 86 anni nella sua abitazione romana a causa di complicazioni derivate da una caduta in casa.
Il 29 giugno è stata allestita la camera ardente presso la sala della protomoteca in Campidoglio.
Nei giorni seguenti le reti Rai e Mediaset hanno adattato il palinsesto televisivo per rendere omaggio all'attore. La notizia della sua morte ha suscitato notevole clamore e messaggi di cordoglio in Italia e nel resto del mondo.
“Non temo la morte. Dalla vita non ne esci vivo, disse qualcuno: siamo tutti destinati a morire. Da cattolico, provo curiosità, piuttosto: la curiosità di sbirciare oltre, come il ragazzino che smonta il giocattolo per vedere come funziona. Naturalmente è una curiosità che non ho alcuna fretta di soddisfare, ma non vivo nell'attesa e nel timore. C'è una mia canzone che racchiude bene la mia filosofia: "Futtetenne", ovvero fregatene. E ridici su” (cit. Carlo Pedersoli).