Moffit Billie Jean

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IMMAGINI

Nata come Billie Jean Moffitt, crebbe in una famiglia tradizionalista, figlia di un vigile del fuoco e di una casalinga. Il fratello più giovane, Randy Moffitt diventò un giocatore di baseball professionista, militante per 12 anni nella Major League Baseball per i San Francisco Giants, gli Houston Astros ed i Toronto Blue Jays. La Moffit imparò a giocare a tennis nei campi da tennis pubblici di Long Beach, in California. Dopo aver frequentato la Long Beach Polytechnic High School ed essere diventata membro del Zayn Welfare Sorority, ottenne le luci della ribalta nel 1961 quando, all'età di 17 anni, vinse il titolo del doppio femminile a Wimbledon alla sua prima apparizione (con la partner Karen Hantze Susman). Sempre a Wimbledon nel 1962, sconfisse la numero uno al mondo e prima testa di serie Margaret Court in una sbalorditiva partita di primo round dopo che la Court stava conducendo 5-2 nel terzo set. Nel 1965 sposò lo studente di giurisprudenza Lawrence King. Nel 1966 King vinse il primo dei sei titoli singolari a Wimbledon. L'anno seguente riuscì a ottenere sia il titolo a Wimbledon che agli US Open. Si distinse per la sua aggressività a rete, grazie ad una eccellente velocità e una personalità molto competitiva. Una volta disse: "La vittoria è momentanea. Perdere è per sempre.". La sua lotta per la parità dei diritti nel tennis tra uomo e donna inizia nel 1967, quando in una serie di conferenze stampa critica la United States Tennis Association (USTA), parlando di quello che lei chiama "Shamateurism" , da shame, cioè il vergognoso compenso che viene riservato alle giocatrici, rispetto ai colleghi uomini, che non permette neanche l'iscrizione ai tornei. Pochi anni dopo lancia una campagna per comparare le vincite in denaro nei tornei maschili e femminili. Grazie alla sua visibilità la situazione migliora, ma le diseguaglianze sono ancora visibili e nel 1972, quando vince gli U.S. Open ricevendo 15.000 dollari in meno del campione maschile, dichiara che non avrebbe più partecipato al torneo se la vincita non fosse stata identica quella maschile. il 20 settembre del 1973. Bobby Riggs, miglior giocatore al mondo di tennis negli anni '40, dichiara che il gioco femminile è talmente inferiore a quello maschile che anche un uomo di 55 anni come lui potrebbe battere la miglior giocatrice al mondo. Inizialmente Billie Jane rifiuta la sfida, ma il 20 Settembre nel 1973 cede e accetta lo scontro: "Ho pensato che saremmo tornati indietro di 50 anni se non avessi vinto quella partita. Avrebbe rovinato il circuito femminile e fatto perdere l'autostima a tutte le donne". Gioca questa partita dimostrativa giocando subito in attacco e, davanti a più di 30.000 spettatori, vince la partita per 6-4, 6-3, 6-3. King supportò la nascita del primo torneo femminile a livello professionistico negli anni '70 (il torneo di Virginia Slims, fondato da Gladys M. Heldman e finanziato da Joseph Cullman della Philip Morris) e una volta che il torneo prese piede lavorò senza pausa per promuoverlo. Divenne il primo presidente dell'associazione delle giocatrici (la WTA) nel 1973. Nel 1974, fondò la rivista "Womensports" e avviò la Women's Sports Foundation. Inoltre aiutò a fondare il World Team Tennis. Il trionfo di King agli Open di Francia del 1972 fece di lei la quinta donna nella storia del tennis a vincere i titoli di ognuna delle quattro prove del Grande Slam. Vinse anche tutte le prove dello Slam nel doppio misto. Nel doppio femminile non riuscì a conquistare solamente gli Australian Open. Vinse ben 20 titoli a Wimbledon: 6 singolari, 10 doppi femminili e 4 doppi misti (condivide il record con Martina Navrátilová la quale ottenne anche lei 20 titoli a Wimbledon). King si ritirò dai tornei di singolare alla fine del 1983. Riuscì ad arrivare in semifinale alla sua ultima apparizione a Wimbledon perdendo da Andrea Jaeger per 6-1 6-1 dopo aver sconfitto Kathy Jordan per 7-5 6-4 nei quarti, Wendy Turnbull per 7-5 6-3 agli ottavi e Rosie Casals, la sua partner di doppio per molto tempo, per 6-3 6-4 al terzo round. L'ultima partita di singolare la giocò al secondo round degli Australian Open del 1983 contro Catherine Tanvier perdendo per 7-6 4-6 6-4. King giocò tornei di doppio sporadicamente dal 1984 al 1990. Si ritirò dalle competizioni in doppio nel marzo del 1990. Nel suo ultimo match di doppio, lei e la sua partner Jennifer Capriati, persero una partita di secondo round contro Brenda Schultz-McCarthy e Andrea Temesvári 6-3 6-2 al torneo di Virginia Slims in Florida. Seguendo la classifica stilata dal “London Daily Telegraph” alla fine di ogni anno dal 1914 al 1972, King risultò essere prima giocatrice al mondo per tre volte: 1966, 1967 e 1968. Fu prima anche nel 1972 quando la classifica ufficiale fu stilata dalla Women's Tennis Association. Durante la sua carriera, King vinse 67 titoli da professionista e 37 da amatore in singolare e aiutò gli Stati Uniti a vincere la Fed Cup per ben 7 volte. Billie Jean King era una giocatrice veloce, molto aggressiva e con un ottimo gioco a rete. Non a caso si trovava a suo agio sulle superfici rapide, come l'erba. Secondo la tennista Chris Evert, il suo punto debole era l'impazienza. A metà degli anni ’90 si è quindi buttata a capofitto nell’ennesima sfida ricoprendo la carica di capitana della nazionale statunitense di Fed Cup oltre che allenatrice della squadra Olimpica femminile. Dopo aver spinto come giocatrice, gli USA a 7 vittorie in Fed Cup, nel 1996, come capitana ha riportato il più prestigioso titolo a squadre in terra yankee. Risoluta e irremovibile nelle sue prese di posizione, nel 2002 nulla e nessuno è riuscito a smuoverla dalla decisione di allontanare Jennifer Capriati dalla squadra di Fed Cup. L’accusa mossa dalla King ai danni della Capriati era di aver violato la regola che vietava di allenarsi con il proprio coach in prossimità della competizione e, per quanto l’opinione pubblica si divise prima del confronto “USA vs. Germania”, la batosta subita da Monica Seles e Lisa Raymond contro le modeste Barbara Schett e Barbara Schartz, è stata indubbiamente determinante nel sollevare la King dall’incarico. Con il senno di poi è forse questa, l’unica di un’interminabile serie di battaglie, ingaggiata e questa volta persa da Billie Jean King King ha partecipato a 51 tornei del Grande Slam in singolare dal 1959 al 1983 (197-39 vittorie-sconfitte): 21 a Wimbledon (96-15), 18 agli US Open (63-14), 7 al Roland Garros (22-6) e 5 agli Australian Open (16-4). Vinse 12 titoli dello Slam in singolare: 6 a Wimbledon, 4 agli US Open, 1 al Roland Garros e 1 agli Australian Open. Vinse inoltre le ultime 7 finali del Grande Slam a cui aveva partecipato. Quattro di quelle finali furono contro Evonne Goolagong. Dal 1966 fino al 1975, King giocò in 25 tornei dello Slam vincendone 12. Fu finalista in 4 di quei tornei, semifinalista in 2 e per 5 volte arrivò ai quarti di finale senza superarli. Dal 1971 al 1975 vinse 7 dei 10 tornei dello Slam che disputò. Tutti i titoli vinti del Grande Slam tranne uno furono giocati sull'erba. Durante la sua carriera King fu finalista in 6 prove dello Slam e raggiunse le semifinali 27 volte e i quarti di finale 40 dei suoi 51 tentativi. Un indicatore della sua costanza risulta che su 13 volte che è finita al 5 pari al terzo set nelle prove del Grande Slam, 11 volte ha vinto la partita. I riconoscimenti e l'impegno di questa incredibile atleta e donna non finiscono qui, ma proseguono ancora oggi: nel 2001 ha ricevuto un riconoscimento dal Gay and Lesbian Alliance Against Defamation, un'organizzazione che lotta contro le discriminazioni per orientamento sessuale, per aver partecipato alla produzione e distribuzione di filmati educativi per la lotta contro l'AIDS. Nel 2013 è rappresentante USA della delegazione in missione ai Giochi Olimpici di Sochi 2014. La scelta di inserire nella delegazione atleti dichiaratamente omosessuali e la rinuncia dell'allora presidente Barak Obama, è stato un messaggio politico verso le leggi assurde di repressione che la Russia applica verso le persone omosessuali. nel 2017 esce il film "La battaglia dei sessi" di Jonathan Dayton e Valerie Faris, che ottiene 2 candidature ai Golden Globes e 2 al Critics Choise Award. la pellicola racconta lo storico match fra Bobby Riggs e la King. Durante la presentazione del film in una sua intervista, alla domanda “La prossima battaglia, Billie Jean?” afferma che: «La parità dei diritti mi starà a cuore finché avrò respiro. Per le donne, la comunità Lgtb, gli afroamericani, le minoranze. E non mi darò pace finché non l’avrò raggiunta». nella sua vita privata Si è sposata con Lawrence King il 17 settembre 1965, dal quale ha divorziato nel 1987. Nel 1971 ebbe un aborto. In un'intervista a 60 Minutes nel 1972 disse che lei e suo marito, Lawrence King, non erano pronti ad avere un bambino in quel momento perché entrambi erano impegnati a causa della loro carriera e non potevano dedicare tempo a bambini. Sempre nel 1971 incominciò una relazione intima con una parrucchiera (che poi divenne la sua segretaria), Marilyn Barnett. Riconobbe la relazione dieci anni più tardi, quando questa emerse pubblicamente durante una causa patrimoniale intentata dalla Barnett. Divenne così la prima atleta statunitense a riconoscere apertamente di aver intrattenuto una relazione omosessuale. King disse di aver deciso di giocare nel 1982 e nel 1983 solamente perché aveva bisogno di soldi per pagare gli avvocati che la difesero in quella causa e che non avrebbe voluto giocare a 38-39 anni. A metà degli anni novanta, King diventò capitano della squadra di Fed Cup americana e allenatrice della squadra Olimpica femminile di tennis. Guidò gli Stati Uniti alla vittoria della Fed Cup del 1996 e aiutò Lindsay Davenport, Gigi Fernández e Mary Joe Fernández ad ottenere il titolo olimpico. Nel 2002 King allontanò Jennifer Capriati dalla squadra di Fed Cup, sostenendo che Capriati aveva violato la regola che vietava di portarsi appresso e esercitarsi con il proprio allenatore. L'opinione pubblica fu parecchio divisa, con molti che supportavano la decisione di King, ma con tanti altri che credevano la punizione fosse stata troppo dura, specialmente dopo che Monica Seles e Lisa Raymond erano state sconfitte dalle giocatrici austriache Barbara Schett e Barbara Schwartz, decisamente meno competitive. L'anno seguente Zina Garrison prese il posto di King quale capitano di Fed Cup. Nel 2001 ricevette un riconoscimento dal Gay And Lesbian Alliance Against Defamation, un'organizzazione nata per ridurre la discriminazione contro le persone gay, lesbiche e bisessuali, per "aver dato visibilità e importanza alla comunità nel proprio lavoro". Il riconoscimento fu dato per la sua partecipazione nella produzione e nella libera distribuzione di filmati educativi, così come per aver dedicato il proprio tempo ad associazione per la lotta contro la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS). In un programma della PBS, trasmesso il 20 marzo 2005, dichiarò che l'affermazione del proprio orientamento sessuale è stata la lotta più grande della sua vita, precisando di esser cresciuta in una famiglia tradizionalista, che le ha impedito di esprimere apertamente il suo orientamento, a differenza di giocatrici meno inibite quali Martina Navrátilová. Nel 2013 viene scelta come rappresentante statunitense della delegazione in missione ai Giochi olimpici di Sochi 2014, assieme ad altri atleti omosessuali. L'inclusione di atleti dichiaratamente omosessuali nella delegazione statunitense e la rinuncia a partecipare del presidente Barack Obama sono stati interpretati come messaggio politico alla Russia, che ha leggi molto restrittive nei confronti delle persone omosessuali. Oggi Billie collabora con le calciatrici e con la Federcalcio Mondiale e considera Megan Rapinoe, centrocampista della nazionale di calcio femminile america, una sua possibile erede: «Megan si batte per ciò in cui mi battevo io, pari trattamento con gli uomini sotto ogni punto di vista: premi, visibilità, allenamento, trasferte. Se le giocatrici americane ci riusciranno, saranno d’ispirazione per tutte le altre calciatrici del pianeta. Il ruolo di Rapinoe è fondamentale». Questa grande donna, con il suo carattere combattivo, ha giocato sempre in attacco, sia nello sport che nella vita, raggiungendo vittorie incredibili nel tennis così come nella lotta per la parità dei diritti tra uomo e donna e contro ogni discriminazione derivata dal genere e dall'orientamento sessuale. Noi vogliamo ricordare tutto ciò che ha fatto e attendere tutto ciò che ancora farà: combattente, atleta, donna, lesbica, libera e determinata: un esempio per tutti noi.

Riconoscimenti

• Nel 1972 la King divenne la prima giocatrice di tennis ad essere nominata Sports Illustrated Sportsman Of The Year.
• Nel 1975 il magazine Seventeen scoprì tramite un sondaggio che la King era la donna più ammirata dai suoi lettori. Golda Meir, che fu primo ministro di Israele fino all'anno precedente, finì seconda.
• La King fu introdotta nella International Tennis Hall of Fame nel 1987. Nel 1990 la rivista Life la nominò uno dei "100 Most Important Americans Of The 20th Century".
• Il 28 agosto 2006 l'USTA National Tennis Center a Flushing Meadows-Corona Park divenne l'USTA Billie Jean King National Tennis Center. John McEnroe, Venus Williams, Jimmy Connors e Chris Evert erano tra gli oratori della cerimonia. Il centro è il più grande impianto sportivo a cui sia stato intitolato il nome di una donna.

Fonti

https://www.tenniscircus.com/ritratti/le-battaglie-di-billie-jean-king/
https://www.wikiwand.com/it/Billie_Jean_King
https://it.wikipedia.org/wiki/Billie_Jean_King#:~:text=Billie%20Jean%20King%20(nata%20Moffitt,%C3%A8%20un'ex%20tennista%20statunitense.&text=%C3%88%20stata%20inoltre%20la%20fondatrice,nello%20sport%20e%20nella%20societ%C3%A0.
https://www.robadadonne.it/galleria/billie-jean-king-la-donna-che-vinse-la-battaglia-dei-sessi/
https://it.swashvillage.org/article/billie-jean-king-biography-2