Mitri Tiberio

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IMMAGINI

Tiberio Mitri nacque a Trieste il 12 luglio 1926, muore a Roma il 12 febbraio 2001.


La vita

Figlio di un portuale crebbe nel quartiere malfamato di San Giacomo, una zona carica di tensioni tra minoranze etniche, povertà e delinquenza.
La sua fu un'infanzia turbolenta: a dieci anni perse il padre e venne affidato ad un istituto correzionale, pochi mesi dopo fuggì cercando di sopravvivere ricoprendo piccolo lavori saltuari.
Con l'avvento della guerra venne prima irregimentato con la forza nella milizia ferroviaria e successivamente fu catturato e incarcerato dai tedeschi in seguito ad un suo tentativo di diserzione. Terminata la guerra iniziò la sua carriera come pugile, conobbe la boxe per una combinazione di caso e necessità e , come per altri appartenenti alla sua classe (proletariato, sottoproletariato) lo sport professionistico offriva un modo per riscattare la propria condizione sociale e garantire la sopravvivenza. Esordì come professionista nei pesi medi nel 1946 sconfiggendo per K.O. Il suo avversario Lorenzo Pamio, fu solo l'inizio di una lunga serie di vittorie. Nel 1948 vinse il titolo italiano dei pesi medi sconfiggendo ai punti Michele Marini, sempre nel 1948 vinse un memorabile incontro a Parigi contro Dautuhille detto “Tarzan”, astro nascente della boxe francese. L'anno successivo conquistò anche l'ambito titolo europeo, battendo il belga Cyriel Delannoit. A soli ventitrè anni Mitri era ormai diventato un campione indiscusso.
“La tigre di Trieste”,“L'angelo biondo” Divenne famosissimo oltre che per le vicende sportive anche per la sua vitaprivata. Agli inizi del 1950 sposò Fulvia Franco, Miss Italia del 1948 e attrice abbastanza conosciuta, in quello che allora viene celebrato dai giornali come uno dei matrimoni italiani del secolo.
Sposato da pochi mesi e novello campione d’Europa, Mitri non aspetta che l'occasione giusta per mostrare il proprio talento al di fuori dell'Italia, e l'occasione non tardò a manifestarsi. Firmò un nuovo contratto, cambiò allenatore e manager e si trasferì in America con lo scopo di contendersi il campionato del mondo dei pesi medi.
A New York però Mitri si sentì spaesato, costretto a cambiare abitudini e allenamento e non solo, un altro e più grande motivo di inquietudine lo turbava: smaniosa di visibilità, sedotta dal miraggio del cinema, la moglie Fulvia sbarcò nella Grande Mela. Sono numerose le scenate di gelosia, litigi, disagi di ogni tipo che impedirono a Tiberio di concentrarsi per la sua più grande prova. Mitri infatti non era ancora pronto per combattere ma per una complessa vicenda sindacale, si trovò di colpo ad essere l’unico possibile sfidante del campione del mondo dei pesi medi: Giacomo LaMotta, detto Jake. Ma chiamato soprattutto il “Toro del Bronx” . La Motta condivide con Mitri alcuni tratti :anche lui ha sposato una Miss, anche lui ha un passato turbolento e come lui ha uno stile aggressivo e agile sul ringe quel che il destino riserverà loro avrà molte analogie.
L'incontro del 12 luglio del 1950 al Madison Square Garden quindi si prospettava come il match dell'anno, uno scontro tra due celebrità.
Mitri, pieno di speranze, era ormai ad un passo dal diventare il primo italiano campione del mondo dei pesi medi.Purtroppo però la sera del suo compleanno fu una serata molto amara per lui , il divario tra i due sul ring fu netto e la sconfitta del pugile triestino lasciò dei brutti segni non solo sul suo fisico. Mitri potè solo resistere con coraggio e forza d'animo alla furia di LaMotta, rimase in piedi fino alla fine del match, incassando numerosissimi colpi ma senza mai dar segno di voler gettare la spugna.
LaMotta vinse ai punti e al termine dell'incontro Mitri fu ricoverato in ospedale per le numerose contusioni e ferite riportate. A soli ventiquattro anni la storia sportiva e umana di Tiberio Mitri toccò l'apice ma con quella sconfitta cominciò anche per lui una discesa che sarà per più di un motivo rovinosa e inarrestabile.
Profondamente turbato volle abbandonare New York cercando in tutti i modi di chiudere il contratto che lo legava ancora negli Stati Uniti. Attraverso alcuni escamotage riuscì a fare ritorno in Italia, nella sua amata Trieste; qui nacque il suo primo figlio ma il suo matrimonio era già in crisi da tempo, inoltre Mitri è insicuro, non sa se continuare a combattere oppure intensificare le sue comparsate come attore nei fotoromanzi e al cinema. Nella sua attività di pugile ebbe comunque un ritorno di fiamma, il 2 maggio 1954 riconquistò il titolo europeo dei pesi medi battendo, alla prima ripresa con un clamoroso K.O.sull'inglese ex campione del mondo Randy Turpin. Mitri sembrò essersi ripreso definitivamente dalla rovinosa sconfitta del 1950 ma solo cinque mesi dopo perse il titolo nuovamente contro il francese Charles Humez. e nello stesso anno decise di separarsi definitivamente dalla moglie.
Mitri decise di ritirarsi nel 1957 con un tabellino personale di prim’ordine: su 101 incontri da professionista, vinse 88 volte, 7 volte ha pareggiato e perse soltanto 6 volte. Ricordando la propria carriera e la decisione di ritirarsi, scrisse così nell'epilogo della sua autobiografia: in un festoso locale di Trastevere annunciai alla stampa il mio ritiro dal ring. Da quel momento vedevo allontanarsi un mondo che mi aveva fatto in fretta, senza incertezze. [...] Si allontanava come quando si segue un oggetto al margine della ferrovia e in breve non si può più nemmeno immaginarlo, tanto breve è stata l'apparizione. Tutto era passato in un soffio. I combattimenti con Jack "il toro" e Humez “il minatore”. I miei liquidatori... Molti avevano trovato scuse per le mie sconfitte incolpando persone a me vicine, ma io no. Mai. Bisogna essere onesti con sé stessi. Me stesso. Non ce l'avevo fatta a superare ostacoli più grossi. Il mio record parlava chiaro.» Parole di grandissima personalità e maturità umana.
Negli anni successivi Mitri si allontanò definitivamente dal mondo dello sport: comparve in numerosi altri film tra cui “La grande guerra” di Mario Monicelli, aprì una attività nel centro di Roma che non ebbe successo, si sposò poi in seconde nozze con l’americana Helen de Lys Meyer da cui ebbe una figlia, Tiberia, ma venne coinvolto in penose storie di debiti, alcol e droga. Nell’agosto del 1980 venne arrestato e incarcerato.
Perderà i figli giovanissimi e nella maniera più crudele: uno per overdose e l’altra per Aids. Quando venne a conoscenza della morte del suo grande amore Fulvia Franco, Mitri è ormai un anziano malato di Parkinson e Alzheimer con problemi di alcolismo, chiuso in un piccolo appartamento di Trastevere in condizioni di povertà. Aspetta a lungo il sussidio che gli spetterebbe per la legge Bacchelli ma non visse abbastanza per ottenerlo,pochi giorni dopo infatti,il 12 febbraio 2001,a Roma,dalle parti di Porta Maggiore, un treno merci lo travolse. Lì per lì si pensò a un suicidio ma successivamente si fece largo l'ipotesi che si trovasse lì in stato confusionale.
Mitri è stato un personaggio molto particolare all'interno del panorama sportivo italiano del dopoguerra. La sua carriera, profondamente intrecciata alla vita, mostra e riesce a far riflettere ognuno di noi sui temi della sconfitta (sportiva e non) e sulla forza necessaria per potersi rialzare da quest'ultima.