Maestrelli Tommaso
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Tommaso Maestrelli è stato un calciatore, un allenatore ed un dirigente sportivo.
Nacque a Pisa il 7 ottobre 1922. Il padre era un dirigente delle Ferrovie dello Stato, per questo la famiglia Maestrelli cambiava spesso città e quindi casa. Giunti a Bari, dalle Ferrovie giunse una risposta rassicurante, ovvero che per tre anni il padre Ruffo non si sarebbe dovuto muovere da lì. A pallone Tom giocava tutti i giorni, ovunque lo portasse il mestiere di suo padre.
Appena approdato in Puglia, a 13 anni, aveva bussato alla porta dello stadio della Vittoria per fare un provino con i pulcini del Bari. Dopo neanche mezza partita giocata da attaccante e due gol, gli furono consegnati la divisa biancorossa e un tesserino: arruolato.
Bari era diventata la sua città. Lo chiamavano “il toscanino” o “il signorino”, perché non aveva perduto l’accento pisano e perché era di maniere gentili.
La carriera
Alla prima squadra, Tommaso Maestrelli fu aggregato nell’estate del 1938 dall’allenatore ungherese Giuseppe Ging, che in pieno agosto faceva allenare il Bari nella fornace dello stadio della Vittoria. Tommaso era il più giovane della squadra, guardava ed imparava, soprattutto da Capocasale e Grossi, stelle del Bari.
Debutto in serie A
La grande occasione si presentò a Milano, in virtù di una serie di problemi che impedirono a Grossi di scendere in campo. L’allenatore Ging si avvicinò a Tommaso e gli disse di riposare bene. Ma quella notte non chiuse occhio. Ging snocciolò la formazione e al nono nome Tommaso sobbalzò, avvertì una carezza al cuore, non riuscì a deglutire. Non fu un grande Bari, il Milan vinse facilmente. La prova di Maestrelli fu elogiata dal tecnico e dai compagni, soprattutto da Grossi.
L’amore per Lina
Si erano conosciuti fuori dello stadio della Vittoria: lui usciva da un allenamento, lei pattinava con le amiche nel piazzale. Lina aveva appena dichiarato a sua cugina che il suo cuore batteva forte per Maestrelli, quando il suo sguardo si incrociava con quello del bel calciatore.
Tommaso arrivava sotto casa di Lina, fischiava due volte e lei scendeva: si incontravano più di due volte a settimana e in luoghi appartati.
Aprile 1940, titolare
L’allenatore ungherese KUTIK, subentrato a Ging, aveva consegnato a Maestrelli la guida della squadra riserve. L’occasione arrivò quando alla guida del Bari salì l’allenatore Raffaele Costantino, il quale rivoluzionò la formazione affidando a Maestrelli la maglia numero 9 nelle ultime cinque partite, contribuendo al raggiungimento della salvezza per la sua squadra con il suo primo gol in massima serie contro la Fiorentina.
Dopo due anni di incerto destino in cui, durante la guerra, era dato per morto, Maestrelli divenne titolare inamovibile e riuscì a conquistare la promozione nella massima serie.
La tragedia di Superga
Di ritorno dalla Nazionale, Maestrelli diventò uno dei pezzi pregiati del mercato. Le richieste più insistenti venivano soprattutto da Torino, Roma e Inter. E alla fine il giro si compì: Amadei all’Inter e Maestrelli e Tondonati alla Roma.
Il Torino voleva portare con sé Maestrelli nella tournée che avrebbe fatto in Portogallo. Ma un impiegato della segreteria della Roma tardò a preparare i documenti di espatrio. Fatto sta che Maestrelli non partì più e quell’aereo si schiantò contro le colline di Superga, dove morirono tutti i giocatori del Torino.
Il capitano della Roma Andreoli lasciò il calcio e la fascia di capitano a Maestrelli, il quale diventò una sorta di capopopolo, proprio in uno dei periodi più brutti della storia della Roma che si concluse con l’unica retrocessione in B. Maestrelli viene ceduto alla Lucchese.
Ritorno a Bari
Terminò la sua carriera a Bari, che per traversie societarie era retrocesso in quarta serie, contribuendo alle successive promozioni della squadra pugliese sino alla serie B. Il Bari torna nella massima serie calcistica dopo nove anni. Nella clamorosa risalita, c’è un solo nome sempre presente, da calciatore o da tecnico: Tommaso Maestrelli.
Trionfo da allenatore a Reggio Calabria
Maestrelli si trovò disoccupato, quando una sera lesse un titolo del “Corriere dello Sport”: LA REGGINA CERCA ALLENATORE. Maestrelli raggiunse in fretta Granillo a Milano prima della chiusura del mercato. Tommaso sfruttò l’opportunità nel modo migliore, mai scendendo al di sotto del terzo posto e conducendo la squadra calabrese alla prima storica promozione in serie B, nonostante i due punti di penalizzazione dovuti ad un gesto stupido e sconsiderato di un tifoso che lanciò un sasso sulla testa del guardalinee.
Il nome di Maestrelli fu votato quasi all’unanimità quando la giuria dell’INA assegnò il SEMINATORE D’ORO; non fu per la vittoria della Reggina, ma per il gioco che aveva saputo dare alla squadra amaranto.
L’anno seguente la Reggina rimase in gara per la promozione in serie A fino all’ultima giornata, fallendo infine l’obiettivo per un solo punto nel pantano di Lecco. Dopo due piazzamenti a metà classifica, nel 1968 Maestrelli decise di trasferirsi al Foggia.
Ricostruire il Foggia
Tommaso accettò la proposta del Foggia, molto simile a quella ricevuta quattro anni prima da Granillo: farsi carico di un progetto ambizioso, riportare in alto una squadra in affanno.
Il Foggia concluse al nono posto il primo anno di serie B, regalando comunque ai tifosi intense emozioni, come la schiacciante vittoria sul Bari e la quasi conquista della Coppa Italia. Unica squadra di serie B approdata alla fase finale di un torneo a quattro, il Foggia perse il trofeo solo nell’ultima sfida diretta con la Roma che Herrera aveva preso in consegna. L’anno dopo il Foggia di Tommaso Maestrelli, vincendo 3-1 contro il Livorno all’ultima giornata, conquistò la serie A. l’allenatore fu premiato con il suo secondo “Seminatore d’oro”. La cerimonia di consegna fu allestita nel Salone d’Onore del Palazzo della Dogana.
Approdo alla Lazio
Nel 1971 passò alla Lazio, anch’essa retrocessa dopo una stagione travagliata. Il suo allenatore biancoceleste volle la riconferma di Giorgio Chinaglia e di Pino Wilson. Arrivarono Martini del Livorno, Oddi, Moschino e Gritti. La risalita della Lazio fu immediata.
Il campionato 1972-73 fu uno di quelli che cominci con la leggerezza e l’allegria della matricola e ti ritrovi a combattere per lo scudetto. Il Milan di Nereo Rocco fu l’antagonista al vertice e, pur sconfitto nello scontro diretto, si presentò a Verona con un punto in più di vantaggio sulla Lazio e sulla Juve. Il Milan perse 3-5 e la Lazio, momentaneamente prima, perse a Napoli 1-0 e venne scavalcata dalla Juventus (2-1 sulla Roma in una partita piena di sospetti).
Nel campionato successivo la Lazio sconfisse 3-0 il Vicenza alla prima giornata; vinse entrambi i derby con la Roma, il primo chiamato il derby di Franzoni, entrato al posto dell’infortunato D’Amico. La squadra resistette in testa nonostante l’inseguimento della Juventus. Alla penultima giornata Chinaglia batté su rigore il Foggia e sancì la conquista del primo scudetto laziale. A fine stagione fu assegnato a Maestrelli il suo terzo “Seminatore d’oro”. Resterà l’unico allenatore ad aver ricevuto il riconoscimento per tutti e tre i campionati di calcio professionistici.
La malattia
Tommaso avvertiva ormai quotidianamente forti bruciori allo stomaco, che cercava inutilmente di spegnere con acqua e bicarbonato. E sempre più spesso soffriva di giramenti di testa. Nell’arco di due settimane, Maestrelli perse 15 chili. Gli fu diagnosticato un tumore molto esteso al fegato. Il dottor Stefanini disse che era inutile intervenire.
Un immunologo genovese Saverio Imperato, attrasse l’attenzione delle donne di casa Maestrelli. Estrasse dalla valigetta una serie di statistiche a dimostrazione della bontà del suo metodo: una TERAPIA SPERIMENTALE A BASE DI VACCINI. La cura era assai dolorosa, però Tommaso dopo due settimane cominciò a rifiorire, recuperò le forze e i suoi medici diedero il consenso per il ritorno a casa.
Trovò una Lazio diversa dalla sua. Nel finale di campionato, il tecnico romano dovette anche fare a meno di Chinaglia, partito per gli USA. Allora affidò la maglia n. 9 ad un promettente ragazzo uscito dal settore giovanile, Bruno Giordano. La Lazio si salvò all’ultima giornata (2-2 a Como).
La ricaduta
Il peso diminuiva, il volto stava tornando triste. Mercoledì 17 novembre Maestrelli ebbe la sensazione di metter piede per l’ultima volta su un campo di calcio. Chinaglia, tornato dall’America per stare vicino al suo allenatore, uscì in lacrime dalla sua stanza dicendo ai giornalisti: “STA PER ANDARSENE UN UOMO GRANDISSIMO, UN PADRE PER TUTTI NOI E PER TANTI TIFOSI”
Il “maestro” morì il 2 dicembre 1976. E’ sepolto nel Cimitero Flaminio di Roma.
A lui è intitolato il riconoscimento destinato ai migliori allenatori italiani.
Tratto da :
- Franco Recanatesi, Uno più undici, L’Airone Editrice
- Mimmo De Grandis, S.S. Lazio, epopea e travagli biancazzurri, Edi-Grafica
- Franco Melli, Cara Lazio, romanzo (d’amore) a lieto fine, Lucarini