Cabrini Antonio
IMMAGINI
Antonio Cabrini, nato a Cremona l’8 ottobre del 1957, viveva con la sua famiglia in una fattoria a pochi chilometri da Cremona. A tredici anni si trasferisce in città, in casa di una nonna, tra libri e calcio. Inizia a frequentare le medie e gli sarebbe piaciuto il diploma di perito agrario, ma a causa del suo impegno nel calcio che era diventato ormai totale dovette lasciare al penultimo anno la scuola. Cabrini è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano. Giocava come terzino sinistro e fu Campione del mondo con la Nazionale italiana nel 1982.
Carriera
Fin dagli esordi Cabrini Antonio fu soprannominato “bell’Antonio” e “fidanzato d’Italia”, in virtù della grande popolarità nel pubblico femminile. Fu l’idolo delle teenager, un ragazzo elegante, astemio, non fumatore, amante della lettura, della musica e del cinema.
Tutto iniziò tirando i primi calci nella squadra dell'oratorio di Casalbuttano, un paese vicino a Cremona. Il suo vero e proprio esordio avvenne sedicenne nella Cremonese, squadra della sua città, nel campionato di Serie C del 1973-1974, collezionando 3 presenze e diventando titolare l’anno successivo. Inizialmente giocava nel ruolo di Ala, ma poi il suo ruolo fu cambiato in terzino sinistro. Nel 1975 passò all’Atalanta, dove disputò un buon campionato di Serie B, con 35 ottime partite ed un goal.
Ma, il suo nome è legato principalmente alla Juventus, in quanto nel club decisero che sarebbe stata una follia rinviare il lancio di quel giovanotto dal volto d’attore e dal fisico d’atleta. Il suo debutto con la maglia bianconera avvenne il 13 febbraio 1977, all’età di diciannove anni, nella gara contro la Lazio, terminata con la vittoria dei piemontesi per 2-0. Nella sua prima stagione a Torino collezionò 7 presenze e una rete, conquistando subito il suo primo scudetto. Divenne uno degli uomini-simbolo, al punto di essere nominato capitano per il decennio a venire.
Dopo la Coppa Italia vinta nel 1978-1979 arrivarono altri due scudetti con la “Vecchia Signora”, nei campionati 1980-1981 e 1981-1982, in cui il terzino si mostrò anche avvezzo alla rete con 12 goal nell’arco dei due tornei. Negli anni seguenti con la maglia della Juventus conquistò, oltre a due nuovi scudetti che portarono a sei il suo computo personale, la seconda Coppa Italia del 1982-1983, la Coppa delle Coppe nel 1983-1984 e la stagione successiva, Supercoppa UEFA e Coppa dei Campioni, diventando così uno dei primi giocatori a vincere le tre coppe europee. Inoltre, nel 1985 trionfò nella Coppa Intercontinentale.
Continuò a giocare nella Juventus sino al 1989, diventando nell’ultima stagione anche il capitano del club.
Insieme al portiere Dino Zoff formò lo stopper Claudio Gentile e il libero Gaetano Scirea, compagni sia di squadra che di nazionale e i tre divennero una delle migliori linee difensive della storia dello sport.
Con i colori bianconeri vinse ben sette titoli di campione d’Italia, disputando con la squadra torinese un totale di 352 partire in Serie A e realizzando 35 reti in un totale di quindici stagioni.
Passò poi al Bologna, ove disputò altre tre stagioni in massima serie, raggiungendo inoltre nel 1990-1991 i quarti di finale della Coppa UEFA, prima di chiudere la carriere agonistica nel 1991.
Si dice di Cabrini che era capace di accarezzare il pallone, soprattutto con il sinistro, e sapeva mettere il silenziatore ad ali veloci e temute, spingendosi avanti e rifornendo di cross gli attaccanti e, quando occorreva, riusciva a risolvere personalmente l’incontro, sia di testa con un eccellente tempismo ed elevazione fuori dal comune, sia su calcio piazzato e “ciabattate” da fuori.
Una continuità di rendimento impressionante, fu fuori fase solo dopo il Mondiale argentino, dove non seppe reggere l’impatto con l’improvvisa fama. Rischiò persino di perdere il posto in Nazionale.
Cabrini però aveva un difetto, riusciva ad usare un piede solo. Tecnicamente fu un fuoriclasse ma del tutto mancino, in campo e fuori. Nonostante il suo maestro lo incitava ad usare anche il destro, Antonio usava un piede solo e con la destra non firmava nemmeno gli autografi.
L'esperienza in Nazionale
Per la prima volta, Cabrini fu convocato in Nazionale dal commissario tecnico Enzo Bearzot per il mondiale ’78. Fece il suo esordio il 2 giugno di quell’anno, a vent’anni, nella partita Italia-Francia, terminata 2-0. Conquistò subito un posto in squadra disputando tutte le partite del Mondiale, ove gli Azzurri arrivarono quarti. Il 20 settembre di quello stesso anno realizzò il suo primo goal in Nazionale, in un’amichevole contro la Bulgaria. Divenuto ormai titolare inamovibile partecipò all’Europeo ’80, dove l’Italia si classificò di nuovo quarta. Fu poi tra i protagonisti del Mondiale del 1982, vinto dall’Italia. Nel secondo turno, realizzò un goal nella partita vinta contro i campioni in carica dell’Argentina, mentre sbagliò un rigore nella finale di Madrid contro la Germania Ovest, quando il punteggio era ancora sullo 0-0.
Inoltre, rimane l’unico giocatore ad aver fallito un penalty in una finale di Coppa del Mondo nei tempi regolamentari.
Con altri 9 compagni già campioni del Mondo prese parte anche al mondiale 1986, dove l’Italia fu eliminata agli ottavi di finale dalla Francia.
Ereditò da Scirea, suo compagno di squadra, la fascia di capitano degli azzurri, che portò sino al 17 ottobre 1987 quando, all’età di trent’anni, disputò la sua ultima partita in Nazionale, a Berna, in una sfida contro la Svizzera valida per le qualificazioni all’Europeo ’88.
Con la maglia azzurra disputò 73 gare, di cui dieci da capitano, realizzando 9 reti, un record assoluto per un difensore.
Cabrini non si allontana dal mondo del calcio e inizia a lavorare come commentatore in televisione, fino al 10 giugno 2000 quando comincia a lavorare come allenatore, debuttando alla guida di Arezzo in Serie C1. Il 20 giungo 2001 ha assunto la guida tecnica del Crotone in Serie B, venendo esonerato il 18 ottobre seguente per via degli scarsi risultati, mentre dal 12 febbraio 2004 al 17 novembre 2006 ha allenato dapprima il Pisa e poi il Novara, ancora in Serie C1. Fra il 2007 e il 2008 è stato commissario tecnico della Siria, lasciando l’incarico dopo sei mesi a causa della scarsa programmazione.
Mentre dal 14 maggio 2012 è il commissario tecnico della Nazionale italiana femminile di calcio.
Curiosità
Cabrini, inoltre, ha anche scritto un libro: “Non aver paura di tirare un calcio di rigore”. Il nome verte principalmente sul rigore fallito nella finale della Coppa del Mondo, Italia contro Germania Ovest. Un libro autobiografico, in cui Cabrini non vuole fare altro che tramandare e spiegare il suo vissuto. Una vita iniziata tirando con tutta forza il pallone sul muro di una cascina in campagna, sognando il Milan. Sintetizza il suo credo calcistico in un interessante volume che ospita undici parole-chiave: si comincia con passione, si prosegue con gioco, talento, fatica, ascolto, istinto, paura, tenacia, mentalità, lealtà e stile. Tutti punti di riferimento per diventare un grande giocatore, un grande giocatore come lo è stato lo stesso Cabrini. Molti come lui si sono persi, correndo dietro le cose futili, lui no. Lui ha corso soprattutto dietro il pallone. La faccia, per lui, era meno importante dell’anima. “Il testo si può considerare tanto un racconto rivolto ai ragazzi, di ieri e di oggi, quanto un "metodo" per raggiungere un risultato. Nello sport come nella vita".
Vedere anche
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- Calcio - Origini
Soprannome
"Bell'Antonio" o "Fidanzato d'Italia"