2016 - La Chapecoense scompare alle porte del successo
"Confermato. L'aereo immatricolato Cp2933 trasportava tutta la squadra Chapecoense": lo hanno scritto con un Twitter dall'aeroporto Cordova, di Medellin. Era il 28 novembre 2016.
Quel charter con 81 persone a bordo, è precipitato sulle montagne della Colombia per un problema al sistema elettrico. Il bilancio è di 76 morti e di 5 sopravvissuti, tra cui 4 giocatori. 72 passeggeri e 9 di equipaggio (48 membri del club, 21 giornalisti).
La storia della squadra di calcio brasiliana del Chapecoense ha dell’inverosimile: promossi nella serie A solo nel 2014, erano un esempio per tutti, atleti e dirigenti.
Il club, fondato nel 1973, rappresenta la città di Chapecó, un importante centro industriale del Brasile, di 200.000 abitanti, nello stato di Santa Catarina, nel sud del paese. Nel 2009 giocava ancora nel campionato di calcio di serie D e, dopo un'ascesa eccezionale, aveva raggiunto la prima divisione nel 2014.
Stavano andando verso la partita più importante della loro storia, la finale di “Copa Sudamericana” contro l'Atletico Nacional.
Nessuno, o quasi, conosceva il nome di questo team che in poco tempo aveva scalato le graduatorie dalla seconda serie, dove stava fino a due anni prima. Ora era arrivata a una finale internazionale: la partita che doveva renderli famosi e che non giocheranno mai.
L'aereo si è schiantato mentre si avvicinava all'aeroporto Josè Maria Cordoba della città colombiana, dopo aver perso il contatto con la torre di controllo poco dopo l'una di notte: era decollato da Santa Cruz de la Sierra in Bolivia, dove aveva fatto uno scalo tecnico. Il velivolo, un British Aerospace 146 gestito dalla compagnia charter boliviana Lamia, aveva segnalato problemi all'impianto elettrico ed è precipitato mentre tentava un atterraggio di emergenza. Tuttavia, secondo il responsabile dell'agenzia per l'aviazione civile colombiana, Alfredo Bocanegra, le autorità non escludono che l'aereo sia rimasto a secco di carburante. Ufficialmente si continua a parlare di guasto elettrico - ha precisato Bocanegra - ma c'è la testimonianza di una assistente di volo secondo cui sarebbe finito il carburante. I piloti hanno inviato un messaggio di emergenza alle 22:00 di lunedì (ora locale).
Secondo Flightradar24, un sito che monitora i voli in tempo reale, l'ultimo segnale del volo è stato ricevuto quando era a 4.724 metri di altitudine, a soli 30 chilometri dalla destinazione che si trova 2.133 metri sopra al livello del mare.
Uno dei superstiti, il portiere Danilo, è morto poche ore dopo l'indicente nell'ospedale dove era stato ricoverato. Dopo che avevano annunciato l'interruzione delle ricerche dei superstiti, un altro giocatore del Chapecoense era stato ritrovato vivo, il 31enne Helio Zampier Neto, difensore cresciuto nelle giovanili del Vasco da Gama e ingaggiato dal 'Chape' nel 2015.
Danilo, era l'eroe dei tifosi: un suo salvataggio, a tempo scaduto, nella semifinale della Copa Sudamericana, ha permesso ai suoi di qualificarsi al sogno che si è trasformato in disastro.
Tra i sopravvissuti anche Alan Ruschel, che è stato trasportato nell'ospedale della località di La Ceja, dove sono cominciati ad arrivare i feriti. Laterale sinistro di 27 anni, è arrivato in ambulanza molto emozionato, ma vigile, e chiedendo insistentemente della famiglia.
Ruschel e Danilo avevano inviato un selfie prima della partenza, con un promettente segno di vittoria che non ha avuto un seguito, ma non per una sconfitta sul campo.
Avevano un allenatore preparato, Caio Junior, che dopo aver lavorato per il Botafogo e il Flamengo aveva sperimentato anche le panchine del Giappone e del Qatar. Lavorava a stretto contatto con la dirigenza ed era stato capace di motivare quel piccolo mondo in espansione. Nell'ultima intervista prima della finale ha detto: "Se morissi oggi, morirei felice". Le ultime immagini all'imbarco raccontano di uomini orgogliosi, di atleti soddisfatti e fieri di essere parte di una formazione unita.
La gara di ritorno era programmata per il 7 dicembre alla stadio di Curtiba dove sono passati i Mondiali 2014, neanche in casa loro, dentro al loro Stato, a Santa Caterina, perché troppo inadeguato al grande appuntamento.
Per questa tragedia la Copa America si è fermata e invece di svelare i nomi dei suoi protagonisti è stata costretta a piangerli. L'intero calcio brasiliano è restato in lutto per tre giorni.