III estiva - 1904 St. Louis (USA)

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IMMAGINI

1904 St. Louis (USA)


Città ospitante Saint Louis, Stati Uniti d'America
Nazioni partecipanti 12
Atleti partecipanti 651 (643 Uomini - 8 Donne)
Competizioni 91 in 17 sport
Cerimonia apertura 1º luglio 1904
Cerimonia chiusura 23 novembre 1904
Aperti da David R. Francis
Stadio Francis Field

I Giochi della III Olimpiade (in inglese Games of the III Olympiad) si sono svolti a Saint Louis negli Stati Uniti d'America dal 1º luglio al 23 novembre 1904.
La cocente delusione procurata a de Coubertin dall'esito dell'Olimpiade di Parigi andava cancellata subito guardando al Nuovo Mondo ed esportandovi l'idea olimpica, come il barone aveva sempre sognato. Invece l'edizione del 1904 segnò un altro passo verso il possibile tramonto del movimento olimpico, rendendo necessario 'risciacquare i panni' in Atene per poter ripartire.
La decisione di allestire un'edizione, la terza, negli Stati Uniti fu rivendicata da de Coubertin come un'idea originaria, nonostante nel 1896 avesse pensato anche a Berlino e Stoccolma come possibili alternative dopo Atene e Parigi, anche in ragione del supporto ricevuto in seno al CIO dai membri svedese e tedesco, Victor Balck e Willibald Gebhardt.
La decisione del CIO ricadde però sugli Stati Uniti, inizialemnte la città scelta doveva essere Chicago, ma si fece avanti anche Saint Louis, che nel 1904 festeggiava il centenario della liberazione dai francesi e dell'annessione agli USA, organizzando tra l'altro anche una grande esposizione, la "Louisiana Purchase Exposition". Il resto della storia fu facile prevederlo: le Olimpiadi andarono a Saint Louis, su indicazione del presidente americano Theodore Roosevelt, e divennero uno spettacolo non troppo distante da quello che si era già visto quattro anni prima a Parigi. La mancanza di strutture, l'enorme dilatazione della durata dei Giochi, l'inclusione di gare assurde nel programma, uniti ad un razzismo vergognoso decretarono un altro completo insuccesso. Fortunatamente non tutte le 390 gare che si disputarono a Saint Louis vennero poi incluse negli albi d'oro ufficiali delle Olimpiadi. Fortunatamente perché alcune furono a dir poco stravaganti: la battaglia con le palle di fango, l'arrampicata sulle pertiche scivolose, le corse nei barili ecc. In compenso non ci fu traccia di sport tradizionali come l'equitazione, il tiro e la vela. Il golf fece qui la sua ultima apparizione, mentre a titolo dimostrativo le squadre universitarie statunitensi si sfidarono in un nuovo sport, il basket. Anche negli altri sport, tuttavia, la situazione non fu molto diversa da una sorta di campionato studentesco statunitense.
Durante i giochi olimpici del 1904 vennero organizzate anche le cosiddette "Giornate Antropologiche", ovvero competizioni in cui venivano fatte gareggiare persone di razze considerate inferiori ai bianchi: Pigmei, Amerindi, Inuit, Mongoli, ecc. Alle Giornate Antropologiche, che spesso finivano per ridicolizzare le razze dei partecipanti, assistettero migliaia di persone. Peraltro, quasi tutti gli uomini che parteciparono a quelle "gare" erano stati in precedenza pagati dagli organizzatori.
In questa edizione Olimpica vennero organizzate anche gare per fenomeni da baraccone e per anziani, o almeno considerati tali a quell'epoca, e cioè "over 33". L'internazionalità delle prove risultò molto limitata, per le difficoltà degli europei ad affrontare il lungo viaggio e le spese relative. Soltanto 12 nazioni possono dire di aver preso parte ai Giochi e fra esse non vi fu l'Italia, se si esclude il fatto che un romano, però naturalizzato cittadino USA, Luigi (Louis) de Breda Handley, nato il 14 febbraio 1874, partecipò senza concluderla la gara del miglio stile libero di nuoto.
Handley fu però oro nella 4x50 yards stile libero e nella pallanuoto, gare da non ritenersi olimpiche e che tuttavia gli valsero l'inclusione nella Hall of fame del Comitato olimpico americano. In seguito divenne famoso come allenatore al New York A.C. e portò al successo olimpico diverse atlete, fra cui Ethelda Bleibtrey. Riguardo invece l'atletica leggera fu l'unica disciplina ad assumere un autentico sapore di competizione internazionale, anche perché la presenza di nazioni diverse dagli USA in altri sport, in particolare ginnastica e nuoto, fu spesso legata alla nazionalità di origine di atleti che vivevano negli Stati Uniti.
Fra le presenze straniere, non mancarono quelle di autentici 'casi' dell'epoca, come Felix Carbajal, un postino cubano che si era esibito all'Avana per raccogliere il denaro sufficiente a raggiungere St. Louis e gareggiare nella maratona, ma perse tutto al gioco in una bisca di New Orleans e arrivò in autostop a St. Louis. Aveva scarpe pesanti, pantaloni lunghi e una maglietta al ginocchio; fu il lanciatore americano Martin Sheridan ad aiutarlo, tagliandogli i pantaloni per consentirgli di correre. Carbajal fu fra i protagonisti della maratona, ma accusò problemi di stomaco per aver mangiato mele acerbe durante il percorso e finì quarto. Venne in Italia un paio d'anni dopo e in un'intervista alla Gazzetta dello Sport si dichiarò di origini napoletane. Alla maratona presero parte anche due neri della tribù tswana, provenienti dalla zona africana oggi a cavallo fra Botswana e Namibia. I due, Len Tau e Jan Mashiani, che erano a St. Louis per l'esibizione sulla guerra con i boeri in Sudafrica, finirono nono e dodicesimo: sono considerati i primi sudafricani - ironia della sorte, entrambi di colore - a prendere parte ai Giochi.
A St. Louis si registrarono le prime medaglie olimpiche vinte da atleti neri americani: le ottennero George Poage nei 200 e 400 m ostacoli (due bronzi) e Joseph Stadler (argento nell'alto da fermo e bronzo nel triplo da fermo). Tuttavia, il primo atleta di colore a vincere una medaglia nei Giochi fu Constantin Henriquez de Rubiera, un francese di origine algerina, che a Parigi 1900 con la Francia vinse l'argento nel tiro alla fune e l'oro nel suo sport preferito, il rugby.
Fece il suo debutto olimpico il pugilato e si resero protagonisti di una comparsata sport praticati in Nord America come il lacrosse e il roque.
Dei 687 concorrenti iscritti oltre cinquecento erano statunitensi, che monopolizzarono il medagliere vincendo 76 gare su 90. La presenza europea era ridotta ai minimi termini in quanto la trasferta risultava onerosa per i più.
Nessun italiano partecipò alle gare. Non ci fu neanche il successo di pubblico sperato, anche alle competizioni più accese, che si svolsero all’interno delle strutture della Washington University, erano presenti poche migliaia di spettatori. La pista di atletica misurava 536 metri ed era ricoperta da un manto di cenere e per le prove di nuoto venne utilizzato un bacino artificiale all’interno del campus, che era anche usato per lavare gli animali della fiera.
L’acqua melmosa e inquinata provocò addirittura il decesso di quattro pallanotisti colpiti dal tifo.
De Coubertin si vergognò per tutta la vita di queste Giornate, cui non aveva dato alcun avallo, ma i cui risultati apparvero puntigliosamente nell'Annuario Spalding presentato come rapporto olimpico. Il barone era rimasto a Parigi e le relazioni ricevute lo rattristarono molto. I Giochi erano approdati come lui desiderava nel Nuovo Mondo, gli USA avevano conquistato 233 medaglie di cui 74 d'oro, ma - trascurando le squadre composte da rappresentanti di diversi paesi - solo Germania, Canada, Ungheria, Cuba, Austria, Grecia, Gran Bretagna, Svizzera e Francia avevano partecipato all'Olimpiade numero tre. Il barone spedì a Sullivan un freddo e formale ringraziamento il 19 ottobre, invitandolo a sottomettere una relazione al congresso di Bruxelles del 1905. I due non ebbero, da allora, più alcun rapporto.

Vedere anche


Fonti