Ailey alvin

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AILEY ALVIN


Alvin Ailey, ballerino e coreografo statunitense, nacque a Rogers, in Texas, da madre diciassettenne, e sviluppò molto presto un interesse per l'arte. Suo padre abbandonò la famiglia quando Alvin aveva solo sei mesi e non mancarono seri problemi economici. Ailey crebbe in un periodo di segregazione razziale, di violenza e discriminazione contro gli afro-americani. Quando Ailey aveva cinque anni, la madre fu violentata da un gruppo di uomini bianchi e ciò gli lasciò un traumatico ricordo.
Nel 1943 Alvin e la madre si trasferirono a Los Angeles e fu proprio lì che egli scoprì il "mondo" dell'arte contemporanea. Venne a contatto invece con la danza quando, studente delle scuole medie, andò con la scuola in gita ad assistere a uno spettacolo de “Les Ballet Russe de Monte Carlo”.
Inizialmente prese lezioni di danza dalla coreografa Katherine Dunham e in seguito studiò con l'insegnante di Los Angeles Lester Horton. Mentre studiava con Horton, Ailey seguiva all'università corsi di lingue romanze, frequentando la UCLA, il Los Angeles City College e la Berkeley. Il suo interesse per questo genere di studi era probabilmente il perché della sua attrazione per le coreografie di Horton, basate principalmente su dipinti di Paul Klee, poesie di Garcia Lorca, musiche di Duke Ellington e Stravinskij e anche temi Messicani. Quando però Horton morì nel 1953, il ventiduenne Ailey fu scelto per prendere il posto del suo mentore, diventando il direttore e il coreografo principale del Lester Horton Dance Theatre.
Nel giro di un anno coreografò tre balletti originali per la compagnia di Horton: Creation of the World, According to St. Francis e Mourning Morning. Nel 1954, lui e il suo amico Carmen De Lavallade furono invitati a New York per ballare nello spettacolo di Broadway “Casa dei Fiori di Truman Capote” , interpretato da Pearl Bailey e Diahann Carroll. La scena di danza moderna di New York negli anni Cinquanta non era gradita a Ailey. Osservò le lezioni dei moderni contemporanei di danza come Martha Graham , Doris Humphrey e José Limón, sentì la danza di Graham "schizzinosa e strana" e detestava le tecniche sia di Humphrey e di Limón. Ailey espresse disappunto per non essere in grado di trovare una tecnica simile a quella di Horton. Non trovando un mentore, iniziò a creare opere di suo. Creò la sua compagnia nel 1958, composta principalmente da ballerini Afroamericani, e ne fu anche il direttore.
La sua compagnia rese popolare la danza moderna in tutto il mondo con svariati tour internazionali, promossi dal Dipartimento di Stato U.S.A.. Si pensa che proprio grazie a queste tournée il capolavoro coreografico di Ailey, “Revelations”, sia il più famoso e più apprezzato spettacolo di danza moderna.
Creò 79 balletti per se stesso e per ballerini di varie etnie. Si fermò nell’esibirsi professionalmente nel 1965 per concentrarsi al massimo sulla coreografia.
È stato commemorato con il cambiamento del nome della West 61st Street (tra la Amsterdam e la Columbus) a New York in "Alvin Ailey Way"; la sede della Alvin Ailey Dance Theater fu proprio al numero 211 della West 61st Street dal 1989 al 2005, quando fu trasferita in una struttura più grande e recente situata all'angolo tra la West 55th Street e la Ninth Avenue. Ad Ailey furono assegnati i Kennedy Center Honors nel 2005.
L’Alvin Ailey American Dance Theatre è da cinquant’anni ai massimi livelli della danza mondiale. Ma dov’è il segreto di tanta fortuna e di tanta arte? Nella maggior parte dei casi, e in particolare se parliamo di danza, quando muore il genio, ciò che viene dopo risulta difforme, incancrenito e svuotato dell’originale vitalità, perché una volta persa l’essenza, allievi e seguaci finiscono per aggrapparsi troppo rigidamente a delle regole formali.
Non nel caso di Alvin Ailey American Dance Theatre (AAADT), gruppo che ha saputo rinnovarsi anche sotto diverse direzioni artistiche, nell’arco di mezzo secolo, senza perdere la verve che ha caratterizzato il suo fondatore. “Quello che desidero — spiega in conferenza stampa Judith Jamison, attuale direttrice dell’AAADT — è che il pubblico colga, attraverso la nostra danza, la vera intenzione che animava Ailey, il quale ha sempre messo in primo piano il suo interesse per le persone e per la condizione umana in genere. Il suo desiderio di commuovere e di entrare in contatto diretto col pubblico è, ancora oggi, un nostro obiettivo fondamentale”.
È l’uomo stesso ad essere indagato attraverso la danza, attraverso una ricerca in profondità delle radici, per liberare la tecnica da ogni costrizione entro nitidi schemi teorici e a far così emergere il mondo, la vita in tutta la sua complessità. Per capire come Ailey sia riuscito a trasferire nella danza le sue intenzioni programmatiche è necessario guardare alla sua nascita come artista e ai suoi maestri. Ailey si innamora della danza giovanissimo; studia con KaterineDuham e Horton, entrambi esponenti di una danza che parte dallo studio dei riti tribali della tradizione afroamericana. L’incontro con Martha Graham — anche lei oppositrice della “danza d’école” che, contro ogni accademismo, lavora tutta la vita alla ricerca di uno stile proprio e di una spiritualità del gesto — è il naturale proseguo della sua formazione…
L’attenzione per l’uomo si riflette nello studio di una danza alla ricerca delle radici nella cultura afro-americana e nella volontà di costituire un gruppo che si renda portatore dei valori della cultura black. I membri della compagnia sono tutti di colore. A conferma dell’interesse profondo di portare sul palco la sua cultura, nel 1960, Ailey compone Revelations — un viaggio dentro la musica Gospel, la segregazione, la liberazione, la spiritualità e la gioia — che diventa il capolavoro della compagnia e da allora chiuderà tutti i loro spettacoli.
Ailey ha formato la sua compagnia venendo da una formazione molto varia: dal classico al moderno, dal contemporaneo all’hip hop, jazz. Egli era unico in quanto non ha allenato i suoi ballerini in una tecnica specifica, prima di eseguire la sua coreografia; si avvicinò ai suoi ballerini piuttosto come fa un direttore d'orchestra jazz, portandoli ad arricchire i suoi spettacoli con uno stile che meglio si adattasse ai diversi talenti degli artisti.
Ailey morì il 1 dicembre 1989 all'età di 58 anni. Per risparmiare la madre lo stigma sociale della sua morte per AIDS, chiese al suo medico di annunciare che era morto di discrasie terminali nel sangue .
Nel 1992 Alvin Ailey è stato introdotto nel Museo Nazionale di Danza di Mr. & Mrs. Cornelius Vanderbilt Whitney Hall of Fame a Saratoga Springs, NY ed oggi il suo nome da l’idea di grande artista che ha lasciato, senza dubbio, un gran segno nella storia della danza. A dimostrazione di come un ragazzo dalle umili origini di una piccola cittadina del Texas riuscisse a raggiungere New York City fondando una scuola di danza multiculturale e famosa in tutto il mondo.