Bettini Paolo

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Ha scelto il giorno del mondiale di Varese per l’ultima recita e poi basta. Paolo Bettini, 34 anni, lascia il ciclismo dopo dodici stagioni di grandi successi nei professionisti. La decisione presa con uno scatto dei suoi, alla vigilia del mondiale , quando ha indetto una conferenza stampa in cui, commosso, ha annunciato la fine della sua carriera.

Paolo Bettini nasce a Cecina (Livorno) il 1° aprile 1974 è cresciuto a La California ed ha ereditato la grande passione per il ciclismo dal padre Giuliano insieme a suo fratello Sauro, sin dall’età di 7 anni; infatti, su una vecchia bici rimessa a nuovo dal padre che l'aveva trovata in mezzo alla spazzatura, Paolo disputa la prima corsa a Marina di Bibbona. Su quella bici color bianco perla che al sole cambia colore e diventa viola, il piccolo “grillo” (così verrà soprannominato in futuro perché i suoi scatti sono come salti) vince la prima di 22 gare su 23 disputate. E' magrissimo, piccino, ma ha l'argento vivo addosso, fa un gran polverone, attacca, vince da solo o in volata. Arriva anche la sconfitta: una volta, a Ponsacco, si inchina a Fabiana Luperini, perché a volte succede, nelle categorie minori, di correre le gare miste: la pisana stacca tutti, compreso “Paolino”, che chiude al secondo posto. Poi vengono gli anni da allievo e da juniores, dove non fa sfracelli così come da dilettante, prima con la maglia della Monsummanese e poi con quella della Grassi-Mapei. Ma alla quarta stagione, ecco il salto di qualità con 8 vittorie, il tappone del Manghen al Giro Baby e il terzo posto al campionato italiano, che gli valgono il passaggio tra i professionisti per l'anno successivo. E’ Giancarlo Ferretti infatti ad accorgersi del piccolo toscano al giro baby del ’96 e poche settimane dopo aver firmato il contratto con la Mg-Technogym arriva anche la prima maglia azzurra per il mondiale under 23 dove arriverà quarto.

Il Bettini ormai professionista del 1997, è un folletto imprendibile con la vocazione dello scalatore e idee meno sfavillanti rispetto a quelle grandi promesse che approdano negli squadroni: Paolo sa che tutto quello che è riuscito a risparmiare da dilettante se lo ritroverà in tasca tra i professionisti. Conosce Michele Bartoli e ne diventa amico, imparando bene il mestiere e scortandolo nelle vittorie più belle; stupisce per la disponibilità diventando decisivo per i finali di gara ed infilandosi appena può, in qualche fuga. Al Giro d’Italia del 1998, corso con la squadra Asics dopo la chiusura del gruppo MG, si aggiudica la maglia verde di miglior scalatore, ma è al Giro di Romandia che centra la sua prima vittoria da professionista; ha soli 24 anni e tutti cominciano a parlare di lui! Nel 1999 Bartoli con grandi sforzi riesce a portare il suo giovane gregario con se alla Mapei ma in tarda primavera, durante una tappa del Giro di Germania, il capitano cade e si frattura un ginocchio. Con Bartoli fuori dai giochi la Mapei ha bisogno di puntare su qualcuno per le “grandi classiche del nord” e nel 2000 la scelta cade proprio su Paolo Bettini, il quale per la prima volta in carriera, si trova a recitare un ruolo di primo attore. Difficile dire se Bartoli legga nella scelta una sorta di tradimento, ma sta di fatto che da allora comincia un lento distaccamento del rapporto fra i due.

La scelta della Mapei di dare i gradi di capitano a Bettini risulterà eccellente sin da subito; il 16 aprile 2000 infatti, il grillo infilza specialisti quali Rebellin ed Etxebarria e scrive per la prima volta il suo nome sull’albo d’oro della Liegi Baston Liegi. Bettini sembra proiettato in un’altra dimensione. L’anno dopo, con Bartoli che ancora stenta, Paolo vince il Campionato di Zurigo e l’anno dopo si aggiudica la seconda Liegi dopo una lunga fuga a due con Garzelli; diventa un riferimento del gruppo e dei giornalisti pur non vincendo più al nord. Il 2002 si chiude con un toccante incrocio sul podio del Giro di Lombardia, vinto da Bartoli, ormai passato alla Fassa Bortolo, per la prima volta. Quando Bettini vi sale per indossare la maglia del vincitore della Coppa del Mondo, l’ex capitano lo abbraccia visibilmente felice, a dispetto delle tensioni che avevano reso impossibile la convivenza alla Mapei. Il 2003 comincia con il grande successo della Milano Sanremo e va avanti con le vittorie delle classiche di Amburgo e San Sebastian, che valgono a Bettini la seconda Coppa Del Mondo; sarà sua anche quella del 2004, l’ultima della storia, prima che l’avvento del ProTour porga fine alla competizione iniziata nel 1989.

Arrivano le olimpiadi di Atene 2004 e Paolo è il capitano della spedizione azzurra composta da cinque grandi campioni: Moreni, Nardello, Pozzato e Paolini. Paolo ha già assaggiato l’atmosfera olimpica a Sidney nel 2000, quando era l’appoggio per Bartoli e Pantani, accanto a Di Luca e Casagrande. Ma ad Atene questa volta sarà leader; e la squadra si muove con affiatamento incredibile, riprende qualsiasi fuga,  sino a quando Bettini scatta in salita portandosi dietro il solo ed esausto portoghese Paulinho che però non potrà nulla contro la classe e la superiorità dell’italiano. 12 anni dopo l’oro di Casartelli, l’Italia torna sul gradino più alto del podio olimpico nella gara in linea. Con le olimpiadi al palmares di Bettini manca solo il mondiale, contro cui ormai da anni continua a sbattere come contro un muro.

Già nel 2001 a Lisbona, inserito da Ballerini nella sua prima nazionale, Paolo coglie un secondo posto che brucerà per anni: con nove azzurri nel gruppo di testa, nessuno pensa di mettersi a disposizione e nella brutta rincorsa all’egoismo ha la meglio Oscar Freire. Nel 2003 ai mondiali di Hamilton, il livornese non ha la sua giornata migliore e così spera di rifarsi l’anno dopo a Verona, nell’anno olimpico in cui tutto sembrava perfetto. Invece le cose vanno storte, il mondiale è sempre più maledetto: Bettini batte il ginocchio contro l’ammiraglia durante un intervento meccanico da fermo ed è costretto al ritiro. L’amarezza è immensa, ma è nulla rispetto a quella di Madrid 2005: il grillo in quel periodo sembra volare; ha vinto una tappa alla Vuelta e inizia a dire che il percorso iridato non è roba per velocisti, ma la nazionale è schierata letteralmente per Petacchi, che alla fine non ha la gamba per lo sprint all’arrivo. Vince Boonen, Paolo è tredicesimo. In squadra serpeggiano le polemiche; il mondiale per il grillo rischia di diventare una maledizione. Il 24 settembre 2006 resterà stampato a fuoco nella carriera di Paolo Bettini, perché è il giorno in cui si interrompe la maledizione iridata. I mondiali si corrono a Salisburgo e nella quiete della sera prima, gli azzurri preparano l’assalto alla maglia arcobaleno, avendo in Paolo il leader designato, in Ballan, Di Luca, Pozzato e Rebellin l’eventuali alternative. Il percorso non è durissimo, gli scatti non fanno la selezione sperata e la presenza di uomini come Boonen, e Zabel fa pensare ad un arrivo in volata. Quando la corsa va e si ha la conferma che l’altimetria non è abbastanza severa da rompere il gruppo, Ballerini chiede ai suoi di crederci con ancora più forza. Così è Ballan ad entrare in azione e allungare il gruppo nel penultimo giro del circuito, mentre Rebellin gioca una carta a sorpresa negli ultimi cinque chilometri, costringendo le squadre dei velocisti a chiudere il buco e sprecare energie. Eppure il gruppo arriva compatto all’ultimo chilometro quando già ci si rassegna alla volata, un invenzione di Samuel Sanchez all’ultima curva riapre la corsa: lo spagnolo ha una traiettoria pazzesca. Valverde coglie l’attimo e, come lui, anche Zabel e Bettini, avvertito con un urlo da Pozzato. L’arrivo in volata sarà un affare a quattro: Zabel vola, ma Bettini ha uno sprint incredibile e a 32 anni coglie la sua prima maglia iridata. Festa grande sul podio e fiumi di champagne sulla serata azzurra. L’anno successivo il mondiale si corre a Stoccarda, dove un’aria pesante tira tra le fila dei concorrenti; la stampa tedesca infatti, pubblica un articolo che tira in causa Bettini su una vicenda di doping. Paolo va su tutte le furie e chiama il suo avvocato che risolve a suon di controaccuse. In seguito la stampa locale smentirà ma sono ugualmente giorni durissimi, resi più aspri dall’esclusione di Di Luca dalla squadra, a causa di un deferimento da parte della Procura del Coni. Ma come accade di solito in questi casi, la rabbia diventa per Bettini il carburante più esplosivo. Ballerini è abilissimo nel tenere cucita la squadra azzurra. Di Luca sceglie di restare per supportare i compagni e l’Italia compie l’ennesimo miracolo. Bertolini è un guerriero implacabile; Cunego si infila in tutte le fughe e quando Rebellin entra in azione al penultimo giro la corsa esplode. Gli spagnoli, gli avversari più temuti, si sbriciolano ed è Bettini all’ultimo giro che porta via il gruppetto dei cinque che si gioca la corsa. Sul traguardo, il gesto del fucile è il suo modo di colpire chi ha cercato invano di farlo fuori, e sul podio zitti tutti, si canta l’Inno di Mameli.

I grandi giri non erano scritti nel destino di Bettini, almeno per quanto concerne la possibilità di lottare per la classifica finale. “ho valutato il mio fisico” ha ripetuto per anni a quanti gli dicevano che avrebbe potuto almeno provarci “e ho capito che per tentare avrei dovuto snaturarmi e perdere le prerogative che mi hanno reso vincente nelle classiche; se negli anni passati ciascuno di noi si fosse accontentato dei suoi limiti, probabilmente avremmo avuto meno problemi”. E così Paolo ha corso per più anni consecutivi il Tour de France, raccogliendo anche vittorie di tappa, con un occhio al resto dell’estate. Per ammissione dei suoi rivali, infatti, il Bettini che esce da un grande giro ha una condizione insuperabile e avendo nel mirino le classiche di Coppa del Mondo, il Tour si è rivelato per anni il miglior allenamento. Mancava il Giro d’Italia, cui Paolo fa ritorno nel 2005 grazie al Pro Tour, che obbliga tutte le squadre straniere a correre la prova italiana: la sua Quick Step non fa eccezione; ed è proprio il Giro ad entusiasmare i tifosi del livornese, con i duelli fra lui e Di Luca e i continui passaggi della maglia rosa da l’uno all’altro. La riscoperta del Giro sarà per Bettini un passaggio decisivo.

Di ritorno dalla Vuelta nel settembre 2008, dove Paolo è andato per cercare la gamba in vista dell’imminente mondiale e dopo la deludente olimpiade di Pechino, la figlia Veronica gli regala un disegno che forse ha rappresentato la svolta per il ritiro dalle corse: sul disegno, dove è rappresentato il grillo con la maglia iridata, c’è scritto: “non andare più in bici, ti voglio bene Veronica”.

La carriera di Bettini è ricca di grandi soddisfazioni, ed è l’esempio di come il ciclismo possa essere pulito e spettacolare allo stesso modo; ecco infine, anno dopo anno, le vittorie della sua memorabile carriera:

1997 (MG-Technogym) – una vittoria: Hofbrau (cronosquadre) 1998 (Asics/Cga) – una vittoria: tappa Giro di Romandia 1999 (Mapei) – 5 vittorie: tappa Tirreno-Adriatico; tappa memorial Cecchi Gori; tappa Giro

                                              di Galizia; tappa e classifica finale Giro della Provincia di Lucca

2000 (Mapei) – 6 vittorie: tappa Challenge di Mallorca; due tappe e classifica finale

                                              memorial Cecchi Gori; Liegi-Bastogne-Liegi; tappa Tour de France

2001 (Mapei) – 5 vittorie: due tappe Tour de LangKawi; Campionato di Zurigo; Coppa Placci;

                                               tappa Giro della Provincia di Lucca

2002 (Mapei) – 12 vittorie: due tappe e classifica finale Giro della Riviera Ligure di Ponente;

                                                 tappa Tirreno-Adriatico; Liegi-Bastogne-Liegi; tappa e classifica 
                                                 finale Tour de la Regione Vallone; Circuit Bavikhove; Giro del Lazio; 
                                                 Coppa Sabatini; tappa Giro della Provincia di Lucca; Coppa del 
                                                 Mondo

2003 (Mapei) – 6 vittorie: Giro del Mediterraneo; Milano-Sanremo; Campionato italiano; Hew

                                               Cyclassics Amburgo; Classica San Sebastian; Coppa del Mondo

2004 (QuickStep) – 10 vittorie: tappa Giro del Mediterraneo; due tappe e classifica finale

                                                        Tirreno-Adriatico; Gp Calais; tappa Giro di Svizzera; Gp 
                                                        Camaiore; Olimpiadi di Atene; Circuit Franco-Belga; Coppa del 
                                                        Mondo

2005 (QuickStep) – 4 vittorie: tappa Giro d’Italia; tappa Vuelta Espana; Campionato di Zurigo;

                                                      Giro di Lombardia

2006 (QuickStep) – 10 vittorie: tappa Challenge Mallorca; Gp di Lugano; 2 tappe Tirreno-

                                                        Adriatico; tappa Giro d’Italia; Campionato italiano; tappa 
                                                        Vuelta Espana; campionato del mondo Salisburgo; Giro di 
                                                        Lombardia; Criterium di Valencia

2007 (QuickStep) – 3 vittorie: tappa Tour of California; tappa Vuelta Espana; campionato del

                                                      mondo Stoccarda

2008 (QuickStep) – 5 vittorie: tappa Giro d’Austria; Trofeo Matteotti; tappa giro di Vallonia;

                                                      due tappe Vuelta Espana


Fonti: rivista Bicisport novembre 2008

           Museo Del Ciclismo