Differenze tra le versioni di "Fragomeni giacobbe"

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Tra le sue vittorie spicciano la medaglia di bronzo ai campionati mondiali di pugilato dilettanti del 1997 a Budapest e quella d’oro ai campionati europei di pugilato dilettantistico del 1998 a Minsk. Nel 2000 ha partecipato ai giochi olimpici della XXVII olimpiade di Sydney; proprio in quell’occasione dovette rientrare a casa per vedere un’ultima volta la madre che stava morendo.
Tra le sue vittorie spicciano la medaglia di bronzo ai campionati mondiali di pugilato dilettanti del 1997 a Budapest e quella d’oro ai campionati europei di pugilato dilettantistico del 1998 a Minsk. Nel 2000 ha partecipato ai giochi olimpici della XXVII olimpiade di Sydney; proprio in quell’occasione dovette rientrare a casa per vedere un’ultima volta la madre che stava morendo.
Nel gennaio del 2003 ha indossato la prima maglia azzurra.
Nel gennaio del 2003 ha indossato la prima maglia azzurra.
(Giacobbe mentre si allena presso la polisportiva Baldinelli a Cassino)
 





Versione delle 10:53, 23 mag 2016


FRAGOMENI GIACOBBE


Giacobbe Fragomeni è un pugile professionista, nato il 13 Agosto 1969 a Milano, nel difficile quartiere periferico di Stadera. Sin da bambino la sua vita familiare è stata travagliata a causa dei continui litigi e dissapori dei suoi genitori. “Giaco”, come viene chiamato da sempre dagli amici storici dello Stadera, da ragazzino giocava a calcio nell’oratorio della Chiesa Rossa. Poco più che adolescente, ha dovuto fronteggiare la dolorosa scomparsa della sorella Letizia, morta di AIDS nel 1989, e del padre, violento e alcolista, morto l’anno seguente, e inoltre la dipendenza da alcol e droghe (per lui la droga era una compagna, come lui stesso afferma, doveva evadere dalle difficili situazioni familiari.) Alla morte della sorella rimase con la madre, unica vera persona di riferimento che aveva in famiglia. Giacobbe Fragomeni ha saputo rialzarsi grazie a chi gli vuole e gli ha voluto bene (a partire da Ottavio Tazzi che gli faceva da nonno, a Patrizio Oliva, che gli fa da padre).

È stato scoperto da Umberto Tazzi, detto anche “il Maestro dei Maestri”, che lo ha accolto nella palestra di San Babila e grazie al quale ha iniziato a saltare la corda a 20 anni; a 22 anni si era già battuto in una cinquantina di incontri. La boxe è stata determinante per aiutarlo ad uscire dal tunnel e sfogare tutta la sua rabbia, le sue ansie, e le sue paure sul ring, e anche a metterlo in pace con il suo corpo, perdendo peso e sviluppando la muscolatura.

Tra le sue vittorie spicciano la medaglia di bronzo ai campionati mondiali di pugilato dilettanti del 1997 a Budapest e quella d’oro ai campionati europei di pugilato dilettantistico del 1998 a Minsk. Nel 2000 ha partecipato ai giochi olimpici della XXVII olimpiade di Sydney; proprio in quell’occasione dovette rientrare a casa per vedere un’ultima volta la madre che stava morendo. Nel gennaio del 2003 ha indossato la prima maglia azzurra.


All’età di 39 anni, il 24 ottobre del 2008 al Palalido di Milano, ha conquistato il titolo di campione del mondo WBC (World Boxing Council) dei pesi massimi leggeri, battendo il pugile ceco Rudolf Kraj ai punti (diventando l’icona vivente del riscatto per un quartiere di periferia; non a caso, il 22 Dicembre 2008 è stato onoreficiato del prestigioso Ambrogino D’Oro da Letizia Moratti che gli ha riconosciuto qualità di grande uomo oltre che di grande atleta).



(la consegna dell’Ambrogino D’Oro)


La prima di difesa del titolo risale al 16 Maggio 2009, quando al Gran Teatro di Roma, ha pareggiato ai punti l’incontro col pugile polacco Wlodarczyk, detto “El Diablo”, e portando il suo record a 26-1-1 con 10 Ko.


L’incontro per la seconda difesa del titolo si è svolto il 22 Novembre 2009 contro il pugile ungherese Zsolt Erdei a Kiel il quale, campione nel 2004 dei mediomassimi WBO, abbandonò la categoria minore proprio per sfidare il campione italiano. Questo incontro finì con la vittoria di Erdei al quale pertanto Fragomeni dovette cedere il titolo. Ha perso lo scettro mondiale ma ne è uscito con onore.

La conseguenza più pesante di questa sconfitta sta nel fatto che il pugilato professionistico italiano non ha più di nuovo alcun campione del mondo, nel pur variegato e popolarissimo universo pugilistico professionistico. Il tarlo della sconfitta però, non lo ha fatto in alcun modo dubitare di sé, e crede e spera di meritare la rivincita.